mercoledì 18 maggio 2016

Colpo alla “Paranza dei bambini”, oltre 20 arresti: decapitato clan Sibillo

clan sibillo
Di Filippo Roti



La Squadra Mobile di Napoli, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Direzione Centrale per i Sevizi Antidroga, collaborata dai Commissariati cittadini San Carlo Arena, Decumani e San Paolo, sta eseguendo 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone, ritenute contigue alla consorteria camorristica facente capo alle famiglie Sibillo/Giuliano/Brunetti/Amirante, operative a Napoli nell’area di Forcella-Duchesca e Maddalena, definita “La paranza dei bimbi”.

Dopo l’arresto dei capi dell’organizzazione camorristica in questione, dell’ala militare e dei latitanti, ricostruita e smantellata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, titolare delle indagini, e dalla Squadra Mobile la rete dedita allo spaccio al dettaglio di ingenti quantitativi di stupefacente con l’individuazione dei fornitori, degli addetti alla “piazza di spaccio”, e degli spacciatori. Interrotta la principale fonte di sostentamento economico del clan (lo spaccio al dettaglio di stupefacente tipo cocaina e marijuana) ed il canale di fornitura di armi da guerra utili a sostenere il conflitto con i clan avversari. Accertato il ruolo di primo piano nelle attività illecite monitorate delle donne del clan.

Le indagini hanno accertato che ai vertici dell’organizzazione c’erano Pasquale ed Emanuele Sibillo, quest’ultimo deceduto in seguito ad un agguato nel luglio 2015. Il clan aveva consolidato una posizione egemone nel centro storico grazie al controllo delle piazze di spaccio, avvalendosi del contributo di numerosi affiliati: Vincenzo Sibillo, Alessandro Riccio, Salvatore Cedola , Antonio Esposito e Domenico Giaquinto.

Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati 800 gr. di cocaina in due fasi diverse, con il conseguente arresto di Giuseppe Bellamacina, Emanuela Magliacane, Salvatore Luongo e Pasquale Ghezzi.

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Camorra. Sms a sfondo sessuale e volgare, così comunicavano gli affiliati ai Sibillo per evitare le intercettazioni

CAMORRA. Pasquale Sibillo detto “Lino” (figlio di Vincenzo “’o nennillo” e fratello di Emanuele ucciso l’anno scorso) inviava messaggi in codice, come è emerso nel corso dell’inchiesta da un sms criptico inviato ad Antonio Esposito l’8 maggio 2014, a sfondo sessuale per sviare gli investigatori. Il contenuto del testo, con vari epiteti volgari, è indicativo del linguaggio utilizzato in certi ambienti per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine. Gli indagati non sapevano di essere già monitorati e lo scambio di messaggi rappresenta per gli inquirenti la prova del traffico di droga. 4 

Il primo a scrivere fu Pasquale Sibillo, con un messaggio sibillino in cui si fa riferimento a un rapporto sessuale.Tanto più che né lui né l’interlocutore sono gay e quindi l’unica spiegazione possibile è che l’oggetto della conversazione a distanza fosse un altro. «Ma te stiss kiavann a zucculella io so gelusee». La spiega-zione degli investigatori della squadra mobile della Questura è che “Lino” sapesse che Antonio Esposito, soprannominato “Tonino ’o mostro”, si trovava da Salvatore Frenna. Anche la risposta è ritenuta molto interessante dal punto di vista investigativo. «Lo sai che se era kekko dovevi essere geloso io nn lo butto nel cesso e poi lo faccio solo per soldi ahahah rikione solo a te te lo do con il cuore il mio cazzo». 

Ovviamente l’sms di Antonio Esposito è parimenti criptico, ma per i poliziotti c’è una spiegazione logica. Nella vicenda è coinvolto anche Francesco Frenna, del quale è scritto il soprannome:“Checco”. Di Pasquale Sibillo,destinatario di una misura cautelare già a giugno dell’anno scorso, si è scritto per mesi.Resosi latitante, per tutta l’estate è stato protagonista involontario di falsi avvistamenti nei posti più disparati: al mare, in montagna, addirittura mentre usciva da un tombino nella zona dei Tribunali. Poi fu arrestato a Perugia dagli uomini della mobile, guidata dal dirigente Fausto Lamparelli. Nel frattempo la sua posizione giudiziaria si era alleggerita per effetto dell’annullamento del provvedimento restrittivo in relazione a un tentato omicidio.

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