giovedì 27 giugno 2013

Giochi e scommesse: 57 arresti contro il clan dei casalesi

CASERTA. 57 arresti contro il clan dei casalesi quelli compiuti dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caserta, in un’operazione congiunta con Guardia di finanza e polizia, coordinati dalla procura di Napoli.

Nel mirino attività economiche del settore del gioco e delle scommesse gestite dalla camorra. Le catture sono avvenute nelle province di Napoli e Caserta, Frosinone, Modena, Reggio Emilia e Catania. Eseguiti sequestri di beni mobili e immobili per 400 milioni di euro. Tra gli arrestati anche esponenti della cosca siciliana dei Santapaola di Catania e di clan del napoletano.

"RISCHIATUTTO". L'operazione "Rischiatutto" ha preso avvio a seguito di atti violenti e vicende societarie che hanno interessato una sala bingo ubicata in Ciociaria ed hanno preso in esame assetti proprietari e collegamenti con la criminalità organizzata arrivando a disvelare una fitta rete di affiliati e prestanomi della camorra in grado di acquisire il controllo di rilevanti attività economiche.

SIGILLI A SALA BINGO DI TEVEROLA. Scoperto un vasto giro di riciclaggio in sale bingo situate a Nord e a Sud della penisola, e attraverso slot machine e gioco online. Sigilli alla mega struttura Bingo di Teverola, nel Casertano.

LE ACCUSE. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di partecipazione e concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo dell'attività di gioco e scommesse, illecita concorrenza con violenza e minacce, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode informatica, riciclaggio e reimpiego, intestazione fittizia di beni, estorsione e altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.Tra le sale bingo coinvolte anche quelle di Teverola (Caserta) e Parco San Paolo (Napoli).

INDAGINE PARTITA DA PROCESSO FERRARO. L'indagine è nata cinque anni fa dall'inchiesta "Normandia" del pm Antonello Ardituro che portò in carcere oltre 40 persone e da cui si staccarono le posizioni di due prefetti di Caserta, Maria Elena Stasi e Paolino Maddaloni, imputati in un procedimento che si è chiuso presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Stasi e Maddaloni sono stati poi condannati l'inverno scorso, per aver favorito alcune ditte vicine al clan dei casalesi, come la Orion, per l'installazione di alcune centraline per verificare la qualità dell'aria di Caserta. Dall'inchiesta principale sono nati poi altri due processi: il primo concluso un anno fa con la condanna di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale Udeur, a nove anni e quattro mesi, accusato di essersi accordato col clan nella doppia veste di imprenditore nel settore dei rifiuti e di politico per ottenere vantaggi per le sue aziende e voti. In cambio, con il fratello, Luigi, avrebbe favorito i casalesi e le aziende da loro controllate.

GESTORE SALA BINGO CHIESE AIUTO A SETOLA. Dalle indagini è un singolare episodio: stanco delle continue minacce da parte di una famiglia Rom di Frosinone, il titolare di una sala Bingo, presente nel capoluogo ciociaro, tramite delle conoscenze, chiese protezione al sanguinario killer dei casalesi, Giuseppe Setola, arrestato nel gennaio 2009. La sala Bingo ciociara, gestita da alcuni casertani, secondo le indagini portate avanti dalla squadra mobile di Frosinone, era ritenuta scomoda dalla famiglia rom insediata da anni nel frusinate e titolare a sua volta di un’altra sala.

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