sabato 8 giugno 2013

Megablitz contro il clan Polverino: 150 arresti fra Spagna e Italia

«Il colpo finale». Così è stato definito dalle autorità iberiche il megablitz contro il clan Polverino che ha portato all’arresto di 150 persone fra Spagna ed Italia. L’operazione, condotta congiuntamente dalla Guardia Civil, dalla polizia italiana e dai carabinieri e coordinata dalla Procura nazionale, ha colpito il giro di stupefacenti che, per gli inquirenti, riforniva il sud Italia riciclando i proventi in Spagna. Gran parte delle persone fermate farebbero parte del clan di Giuseppe Polverino, arrestato in Spagna nel marzo dello scorso anno insieme a Raffaeele Vallefuoco, ritenuto principale “capo paranza” del gruppo. Tra i fermati anche Gennaro Principe, ex consigliere comunale di Quarto, già sospeso un anno fa. 
LE CITTA’ – Le città maggiormente interessate sia agli arresti sia alle proprietà dei clan sono Malaga, Alicante, Terragona, Ceuta, Castellon e Cadice, ma si ritiene che il clan agisse su tutta la costa mediterranea spagnola. Mentre a Napoli le aree di maggiore influenza dei Polverino sarebbero Marano, base operativa della cosca, ed i quartieri Vomero e Camaldoli.
Tutti i giornali spagnoli sui Polverino
di Concetta Visconti
Marano. La notizia in Spagna è stata di quelle da urlo. A sancire l’importanza dell’accaduto la conferenza stampa del Ministro degli interni che ha dichiarato: “Smantellato il clan Polverino nelle penisola iberica”. Molti i siti spagnoli che hanno riportato l'accaduto dal più noto quotidiano “El Pais” che ha puntato l’attenzione sulle 136 proprietà immobiliari del clan al conservatore “El Mundo” che ha titolato sulla vicenda della festa a Marbella dopo la quale i boss sono stati arrestati. “60 milioni per l’hachis” è invece l’apertura dell’Opinion de Malaga. La notizia non si è fermata in Spagna ed è stata ripresa anche da “El Universal” di Caracas in Venezuela che ha parlato dei 99 arresti e da “Terra” in perù. Più romantico ABC  il sito ha invece raccontato delle amanti dei “camorristas fugidos”.A sottolineare la potenza economica del clan anche i titoli dedicati alla vicenda dal sito internazionale economico come Bloomberg, nota testata specializzata in finanza. 
Un impero del narcotraffico messo in piedi da Marano e giunto poi in tutto il mondo. Centrale operativa la Spagna che proprio ieri, attraverso la guardia Civil, ha messo a segno un durissimo colpo al clan Polverino. Un impero messo in piedi tramite le cosiddette paranze di fedelissimi. 
Le dichiarazioni del Ministro degli Interni spagnolo. "Con questa azione possiamo dire di aver smantellato il clan polverino in Spagna. Usavano il nostro paese per ripulire il denaro che veniva dal traffico di hashis" ha dichiarato in conferenza stampa il Ministro Jorge Fernande Diaz- 
Tre paranze, con un solo punto fermo: alternarsi nella gestione dei contatti con il Magreb e con la Spagna, i due lati di un triangolo che ha in Napoli il proprio punto fermo. Un sistema complesso che puntava su prestanomi, quotasti  e staffettisti che in 30 anni hanno reso possibile l'espandersi dell'impero.  Gli staffettisti, trasportavano la droga,i  quotisti, che finanziavano i traffici illeciti gli stoccatori, insospettabili, mettevano custodire panetti di hashish e cocaina.  Soldi che rientravano sull’asse Barcellona-Civitavecchia,quando i tir al noleggio - rigorosamente spagnoli o portoghesi - sbarcavano per raggiungere il sud Italia. Ed era sempre lo stesso il metodo usato: i tir. 
Droga che viaggiava indisturbata.  Una macchina perfetta organizzata dal clan e scoperto dopo numerose indagini della DDA che da oggi ha inflitto un durissimo colpo alla criminalità organizzata. quando i tir al noleggio -rigorosamente spagnoli o portoghesi - sbarcavano per raggiungere il sud Italia. Ed era sempre lo stesso il metodo usato: i tir. Droga che viaggiava indisturbata.  Una macchina perfetta organizzata dal clan e scoperto dopo numerose indagini della DDA che da oggi ha inflitto un durissimo colpo alla criminalità organizzata.
Il ruolo della Guardia Civil. Fondamentale l'azione della Guardia Civil spagnola che per la prima volta ha emesso degli ordini di cattura nei confronti di un Clan napoletano. La Guardia Civil ha accertato che il Clan Polverino ha accertato era leader nell'esportazione dell'hashish e erano pronti ad accaparrarsi catene di supermercati. 
Clan Polverino: in manette anche due agenti
MARANO. Ci sono anche due poliziotti tra le persone arrestate oggi tra Italia e Spagna nell'ambito dell'operazione contro il clan Polverino. Si tratta di Roberto Naziazieno e di Massimo Principe, accusati di corruzione: nel 2009 avrebbero ricevuto 2.000 euro in cambio del rilascio del passaporto a Mario Marino, affiliato al clan poi deceduto. Marino non avrebbe potuto ottenere il documento di espatrio perche' gravato da precedenti penali. Per i due la Procura aveva chiesto il carcere, ma il gip Alberto Capuano ha concesso loro il beneficio dei domiciliari. Si tratta di un documento che il latitante Domenico Verde, a capo della struttura insieme al boss Giuseppe Polverino, ha usato nel corso della sua lunga fuga in Spagna. Questo retroscena è spiegato in un capo di imputazione contenuto nelle oltre 1.200 pagine di ordinanza emessa dal gip Alberto Capuano. In particolare Antonio Cardamone avrebbe fornito a Domenico Verde un passaporto e una patente di guida false, a fronte del pagamento di 5.800 euro. Il passaporto, rilasciato tramite una agenzia privata allo stato non identificata, era stato consegnato con una fotocopia della riproduzione della carta di identità di Cardamone con la fotografia di Domenico Verde. Oltre un milione di euro è la stima della somma impiegata dal clan Polverino per la sistematica corruzione di funzionari della Guardia Civil spagnola. I pubblici ufficiali chiudevano entrambi gli occhi sui traffici di droga gestiti dalla camorra in cambio di somme altissime. L’indagine della procura di Napoli condotta dai carabinieri, ha accertato che Raffaele Vallefuoco, vice del boss Giuseppe Polverino, in qualita’ di ‘quotista’ dei carichi di droga (cioé destinatario di una quota parte dei proventi, ndr), aveva ricevuto 750mila euro da tre degli oltre 150 indagati in questo filone d’indagine. Soldi in parte destinati all’acquisto di droga e in parte al pagamento di tangenti. In più casi provato, anche con l’ausilio di registrazioni, che alcuni funzionari pubblici spagnoli prendevano ‘bustarelle’ dai narcos italiani.
Da panificatori a signori mondiali della droga
La parabola dei Polverino e l'impero ormai solidissimo in Spagna
MARANO. Da panificatori di periferia a signori mondiali della droga, con un impero ormai solidissimo in Spagna: e' la parabola dei Polverino, clan che dal quartiere napoletano di Pianura ha da tempo esteso i suoi affari alla penisola iberica. Un'operazione congiunta di Carabinieri e Guardia civil ha assestato oggi un pesante colpo all'organizzazione, con piu' di cento arresti tra Italia e Spagna. Nel mirino degli investigatori l'imponente traffico di stupefacenti, soprattutto hascisc, gestito dai Polverino (il capoclan, Giuseppe, era stato rintracciato a Jerez de la Frontera un anno fa). Fatta luce anche sugli investimenti, soprattutto nel settore turistico e in quello immobiliare, grazie ai quali il clan ricicla in Spagna il denaro di provenienza illecita. Tra i destinatari delle misure cautelari c'e' anche Gennaro Prencipe, ex consigliere comunale di Quarto,Comune contiguo a Pianura dove pure la cosca e' molto radicata: i pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio lo accusano di associazione camorristica. Ex militante del Pd, era stato espulso dal partito nei mesi scorsi. Di corruzione sono invece accusati due poliziotti, Roberto Naziazieno e Massimo Principe: nel 2009 avrebbero ricevuto 2.000 euro in cambio del rilascio del passaporto a Mario Marino, affiliato al clan poi deceduto. Marino non avrebbe potuto ottenere il documento di espatrio perche' gravato da precedenti penali. Per i due la Procura aveva chiesto il carcere, ma il gip Alberto Capuano ha concesso loro il beneficio dei domiciliari. Fondamentale il contributo fornito alle indagini dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni. Poiche' la notifica delle misure cautelari si e' protratta per buona parte della giornata, la Procura di Napoli avrebbe voluto dare domani le notizie relative all'operazione. La notizia, tuttavia, e' trapelata da Madrid, dove l'interesse per le attivita' della cosca italiana e' altissimo. Il clan Polverino e' giudicato dagli inquirenti spagnoli come il monopolista del traffico di hascisc senza disdegnare gioco d'azzardo ed estorsioni. La 'grande redada', come l'hanno definita i media spagnoli, avrebbe messo in ginocchio l'organizzazione, attiva in modo particolare nelle zone di Alicante, Malaga, Ceuta, Castellon e Cadice.

Camorra, il ministro spagnolo:
«Distrutto l'impero dei Polverino»

MADRID - Oltre 136 immobili sulla costa mediterranea della Spagna, fra case, ville ed esercizi commerciali. È l'impero immobiliare in cui il clan Polverino aveva reinvestito il danaro proveniente dal monopolio del traffico di hashish proveniente dal Marocco e diretto al sud Italia, sequestrato nel corso dell'operazione condotta ieri congiuntamente dalla guardia civil spagnola e dai carabinieri. 
È stato oggi il ministro degli interni, Jorge Fernandez Diaz, a tracciare in conferenza stampa un bilancio dell' inchiesta, che ha portato «allo smantellamento dell' infrastruttura che il clan Polverino aveva in Spagna dal 2006», ha assicurato.
In quell'anno si stabilì, infatti, a Tarragona il capoclan, Giuseppe Polverino, detto 'O Barone, attualmente detenuto a Napoli, «da dove muoveva i fili dell' organizzazione», come ha ricordato il titolare del dicastero degli interni. Trenta gli arresti effettuati in Spagna, 69 in Italia. 
Oltre ai 130 immobili sono stati sequestrati 263 conti correnti bancari e 30 auto di gamma alta; 26 le perquisizioni domiciliari effettuate, delle quali 9 in aziende, nelle province di Barcellona, Tarragona, Malaga, Alicante, Castellon, Cadice e Ceuta. Il ministro ha sottolineato la complessità dell'operazione ribattezzata Laurel VIII, costata «vari mesi di intenso lavoro», per ricostruire la fitta trama di società e prestanome facenti capo al clan napoletano. Fra gli arrestati, anche il direttore di una filiale della Banca Sabadell a Marbella, nel quartiere di San Pedro de Alcantara, che, secondo fonti vicine alle indagine, effettuava gli investimenti in cui il clan ripuliva il danaro proveniente dal narcotraffico.

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