sabato 1 dicembre 2012

Truffa alla Totò con finti posti di lavoro

di Rosaria Capacchione
NAPOLI - Diamolo pure: non ha inventato niente. Ha scopiazzato a destra e a manca dal repertorio classico delle truffe di celluloide, ispirandosi un po’ a un film di Nanni Loy di vent’anni fa - Pacco, doppio pacco e contropaccotto - in cui, nella parte dell’autista dello studente, aveva recitato anche il padre; e molto al sempreverde Totò Truffa , pellicola di cinquant’anni fa sopravvissuta all’usura dei tempi.

Ma c’è sempre qualcuno disponibile a credere sulla parola a chi offre un posto in paradiso. Meglio, un posto qualsiasi, indorato con una rigorosa divisa da guardia giurata e magari i galloni da ispettore. Offerta a pagamento: dai settemila ai quindicimila euro, necessari a sdebitarsi nei confronti di un non meglio specificato «onorevole» (e chi non è disposto a credere che ci sia un onorevole sensibile al fascino delle mazzette?) che sul piatto aveva messo l’insperata sorpresa di un posto fisso.

Anzi, di un pacchetto di posti a tempo indeterminato nella coop di vigilanza e portierato «Gna service», con sede in piazza Cavour e location operativa nel centro storico e commerciale. Solo che il posto di lavoro era un pacco. E lo stipendio un paccotto. Falso il primo, ancor più falso il secondo, visto che era pagato con assegni ricettati o intestati a persone (e società) inesistenti. Alla fine, i lavoratori hanno perso lavoro e soldi (quelli spesi per ricompensare l’inesistente onorevole e quelli degli stipendi) e gli emuli di Totò truffa si sono ritrovati agli arresti domiciliari.

Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip Gabriella Pepe, hanno chiuso un’indagine della polizia municipale di Napoli e hanno riguardato il «capo delle guardie», e cioè Gennaro Gallo (primogenito del cantante napoletano Nunzio Gallo, morto qualche anno fa) e tre soci: Aurelio Amatista, Gaetano Severino e Nicol Castaldo. Indagate a piede libero altre sei persone (Mario Estate, Maria Luisa Fariello, Danilo Esposito, Antonio Affinito, Michele Bossa, Onofrio Dalfino) nei cui confronto il giudice ha invece rigettato la richiesta. Rispondono, a vario titolo, di truffa e ricettazione.

L’indagine, frutto della paziente e laboriosa ricerca delle vittime fatta dalla polizia municipale, che l’aveva avviata quando il comandante era Luigi Sementa, ha permesso di scoprire una truffa da quasi mezzo milione di euro in danno di una trentina di disoccupati napoletani che avevano trovato una speranza in Genny Gallo e nella Gna Service. Erano stati avvicinati e contattata da altre personaggi degni di entrare negli stessi film: sindacalisti e vigili urbani nelle vesti di procacciatori di lavoro. Avevano pagato l’obolo, erano stati assunti e dotati di divisa.

Dalla metà del 2007 fino alla fine del 2008 hanno vigilato negozi e piazze (anche la galleria Principe di Napoli, nei pressi del museo nazionale). Servizio che la Gna aveva offerto gratuitamente per sei mesi a scopo promozionale (così avevano detto) ai commercianti, garantendo (sulla carta) lo stipendio ai dipendenti. Che sono stati impiegati nella guardiania non armata della Galleria (per contare i piccioni, come nel film di Totò?) ma che dopo mesi e mesi di attesa, si sono ritrovati tra le mani pezzi di carta straccia, e cioè assegni rubati, riciclati, intestati a società di facciata o a ditte che avevano già chiuso i battenti. Facendo la somma (ancora parziale) di quanto ha incassato la banda dai disoccupati «assunti», la polizia municipale è arrivata a oltre trecentottantamila euro.

Soldi ai quali bisogna aggiungere i centomila euro in assegni insoluti. Sono stati gli stessi dipendenti truffati a raccontare le modalità del raggiro, dal momento del contatto alla richiesta di soldi (pagati spesso dai genitori che, pur di garantire un futuro al figlio, non hanno esitato a indebitarsi o cedere il quinto dello stipendio), dall’avviamento al lavoro alla scoperta di aver accumulato un arretrato fatto di carta straccia.

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