domenica 16 dicembre 2012

Presentato il mega-corno per difendersi dalla catastrofe della profezia Maya

NAPOLI - «Non è vero, ma ci credo», diceva Peppino De Filippo in una sua commedia teatrale degli anni '50. Il titolo descrive bene l'atteggiamento dei napoletani che, a nove giorni dalla profezia dei Maya, si sono attrezzati con un corno di ben 270 centimetri di altezza da toccare, per allontanare la fine del mondo.

In realtà nella città scaramantica per eccellenza ogni riferimento alla profezia si evita accuratamente, visto che la scaramanzia prevede proprio di ignorare una disgrazia in arrivo. Ma il corno c'è ed è dell'artista Lello Esposito, che qualche settimana fa ha donato alla città un Pulcinella e oggi rilancia un altro simbolo popolare facendolo diventare cultura.

Il corno di Esposito è stato scoperto alla presenza del presidente della Camera di Commercio, Maurizio Maddaloni, che ha ospitato l'evento, oggi, 12/12/12 alle 12.12 per opporsi al 21, data della profezia Maya.
Il corno farà poi parte di una mostra dal titolo Corno Show che si svolgerà da marzo nelle piazze della città. Un modo per sdrammatizzare, anche se «potremmo pure drammatizzare per poi uscirne con rinnovata forza», spiega Patrizio Rispo, attore di «Un posto al sole» che ha preparato anch'egli un corno che sarà però in commercio a Pasqua, scaramanticamente molto dopo la profezia degli antichi.

«In fondo - aggiunge Rispo - tutti siamo convinti che alla fine succederà niente, ma a Napoli si dice 'non è vero ma ci credò, per cui abbiamo preparato un grande corno per affrontare queste paure». La città aspetta la data con lo stesso fatalismo con cui convive con il Vesuvio.

E la sventura in arrivo diventa anche l'opportunità per fare qualche affare, con lo stesso spirito con cui, qualche anno fa, al mercato della frutta si vendevano le arance per guarire dall'influenza cinese: per Capodanno quest'anno è già pronta la «Bomba Maya», un vero e proprio ordigno esplosivo che pesa due chili e può provocare danni nel raggio di cinquanta metri.

Ma a risentire della sciagura incombente potrebbero essere anche le tradizioni gastronomiche. Al mercato della Pignasecca, in pieno centro storico, alcuni comprano già il capitone, il pesce che tradizionalmente si mangia, fritto, la sera di Natale: «A me piace molto - spiega la signora Raffaella - ma rispetto sempre la tradizione e aspetto il 24. Quest'anno, però, rischio di non poterlo mangiare e quindi ne preparo uno qualche giorno prima».

Ma Napoli è anche terra di grande sartoria e infatti Ugo Cilento ha preparato nella sua maison di moda la cravatta dei Maya: una cravatta scaramantica per elegantoni che non temono catastrofi e che, in barba a qualunque profezia, quel giorno indosseranno con classe una raffinata sette pieghe in pura seta, cucita a mano.

La cravatta, prodotta in soli 100 pezzi, ha un fondo blu e piccoli motivi che rappresentano il Sole del calendario Maya: c'è in due versioni, con la scritta «Napoli 21-12-2012» oppure con l'ironica frase "contro la fine del mondo" sul codino. E intanto nelle ricevitorie è già caccia al terno del Maya: tra i più gettonati c'è 12-21-90. Con la speranza che la profezia sia sbagliata, altrimenti la vincita non servirà a molto.
 

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