giovedì 20 dicembre 2012

Arrestato il reggente del clan Puca


Puntandogli una pistola alla testa avevano chiesto a un professionista una tangente di seimila euro. Due pluripregiudicati del clan Puca: Ferdinando Puca, 26 anni, detto «Nanduccio», ritenuto il reggente della cosca,di S. Antimo, ed Angelo Puca, 49, sono stati arrestati dalla polizia con l' accusa di tentativo di estorsione. 

Il 12 settembre i due si sono recati nello studio di un professionista, minacciandolo con una pistola. Ferdinando Puca si era qualificato come capo del clan ed aveva detto al professionista che a Sant'Antimo comandava lui. Impaurita, nei giorni seguenti la vittima degli estortori non si era recata al lavoro per paura di ricevere nuove visite degli uomini del clan, ma i due avevano cominciato a seguirlo. 

Il professionista, a quel punto ha deciso di rivolgersi alla polizia e si è recato al commissariato di Frattamaggiore. Ferdinando Puca ha precedenti penali per omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, violazione della legge sulle armi ed altri reati minori. Il giovane - secondo gli investigatori - regge le fila del clan per conto del cugino, Pasquale Puca, attualmente detenuto dopo la condanna in primo grado per l'omicidio di Francesco Verde detto «Ò Negus». Angelo Puca, parente di Ferdinando, e soprannominato «Ò Fotografo», è un sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Sant'Antimo. I due sono stati trasferiti nel carcere di Secondigliano.
www.ilmattino.it



I Puca in cella, esplode la gioia dei taglieggiati e del clan rivale

di Marco Di Caterino
Il Natale a Gomorra. Giorni di attività frenetica dei clan, che passano a incassare una delle terze rate (la più consistente) del pizzo, dopo quella di Pasqua e Ferragosto. 

Ma anche la polizia non se ne sta con le mani in mano. Ieri mattina, in pieno centro a Sant’Antimo, hanno arrestato sotto gli occhi di centinaia di persone Ferdinando Puca, 28 anni, detto «Nanduccio» ma anche «‘o puorco» per la sua stazza, nipote del boss Pasquale Puca, detto «’o minorenne», che, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Francesco Verde, ha lasciato in mano al nipote la direzione del clan. 

Con il reggente è finito in manette un cugino, Angelo Puca, 49 anno, meglio noto come «‘o fotografo». I due sono stati arrestati a bordo di una potente Bmw X6 dagli agenti del commissariato di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Angelo Lamanna, che hanno eseguito un fermo disposto dalla Dda di Napoli, per concorso in tentata estorsione, aggravata dalla circostanza di aver favorito il clan. Uno smacco per Ferdinando Puca che si vantava di avere la città sotto scacco.

Boss violento, capace di imporre il pizzo anche agli «amici». Uno che faceva paura solo a nominarlo, e che invece è stato denunciato dalla stessa vittima, e arrestato in piazza. Un senso di impunità tale da sovvertire le regole di camorra. Invece di mandare emissari del clan a imporre il pizzo, agiva in prima persona, terrorizzando le vittime. Lo scorso 12 dicembre, armi in pugno, spalleggiato dal cugino, ha fatto irruzione nello studio di un professionista, uno stimato consulente del lavoro. I due camorristi lo hanno sollevato di peso dalla poltrona, e mentre Angelo Puca lo teneva bloccato, il reggente del clan ha sfoderato la pistola, e puntando l’arma alla fronte della vittima ha sbottato: «A Sant’Antimo comando io. Domani mi dai seimila euro, altrimenti di uccido e mai nessuno saprà chi è stato». Poi sono andati via. In preda al terrore, la vittima, per un paio di giorni, è stata barricata in casa. E non ha aperto nemmeno lo studio. Il professionista sperava così di evitare altre minacce. I due pregiudicati, invece, lo aspettavano al varco. Tanto che, appena uscito di casa, è stato immediatamente seguito dai due estorsori. 

Di fronte a questa situazione, la vittima si è precipitata nel commissariato di Frattamaggiore, dal vice questore Lamanna. Ha chiesto aiuto. E ha denunciato, senza se e senza ma, in modo dettagliato, quanto aveva dovuto subire. Le indagini, davvero molto rapide, svolte dagli agenti della sezione investigativa (gli stessi che il mese scorso arrestarono Joe Banana, il capo dei girati), ha consentito agli inquirenti di identificare con certezza sia il reggente del clan che il suo complice. E rapida è stata anche la risposta dei magistrati della Dda, che in appena quattro giorni hanno formulato le prove, finite in un’ordinanza di una cinquantina di pagine, che ha portato alla emissione del fermo di polizia giudiziaria.

Poi l’arresto in pieno giorno e sotto gli occhi di un’intera città. Al centralino della polizia sono giunte decine di telefonate di commercianti e artigiani, «felici» per l’arresto e il mancato salasso economico. La zona d’ombra di Sant’Antimo ha festeggiato a suo modo. Nel rione 219 (regno incontrastato del clan Verde – rivali acerrimi dei Puca) al calare delle ombre sono stati esplosi per una decina di minuti i fuochi artificiali, accompagnati da grida di giubilo, per «o puorco» che invece di finire al macello, era finito in cella.
www.ilmattino.it


Nessun commento:

Posta un commento