martedì 22 maggio 2012

Terremoto in Emilia 7 morti e 3mila sfollati. Tra le vittime Gerardo Cesaro di Sant'Antimo

SANT'ANTIMO. Gerardo Cesaro era nato a Sant'Antimo 57 anni fa, si era trasferito al Nord da più di trent'anni ma continuava a mantenere rapporti stretti con la città d'origine. E' morto nel crollo del capannone dell'azienda dove lavorava, la Tecopress, una fonderia che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche Bmw, Audi e Daimler) Gerardo Cesaro avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla pensione. Con le vecchie regole ci sarebbe andato a mesi, ha spiegato il responsabile risorse umane dell'azienda. Per estrarre Cesaro dalle macerie, con il figlio che assisteva alle operazioni, i vigili del fuoco hanno impegnato alcune ore. Con lui al momento della scossa lavoravano una decina di operai che ce l'hanno fatta a mettersi in salvo. Lui era impegnato al forno, che produce vibrazioni di suo. Forse per questo non ha avvertito in tempo la scossa. Il 57enne è stata l'ultima delle vittime ad essere recuperata perché il suo corpo era sepolto dalle macerie dell'azienda. La scorsa notte era di turno alla colata nell'azienda siderurgica e si è attardato per mettere in sicurezza i macchinari. Quel ritardo, dovuto all'attaccamento al lavoro, gli è stato fatale. La notizia della morte è giunta a Sant'Antimo nella tarda mattinata di ieri e il paese si è chiuso intorno alla famiglia Cesaro. Il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (stessa città, stesso cognome, nessuna parentela): «Sono quanto mai vicino alla famiglia di questo lavoratore del sud, che insieme a tanti altri costituisce la spina dorsale del paese».Nella memoria dei suoi coetanei, c’è il ricordo di un ragazzo, alto e forte a cui piaceva lavorare. Uno coraggioso che trenta e più anni fa, mise qualcosa in valigia, e fuggì al Nord. Scappare da questa terra avara di opportunità vere. Da una decina di anni, aveva diradato il venire giù a Sant’Antimo. Ma non aveva spezzato il filo della memoria della sua città natale e i contatti con gli altri familiari. Telefonava anche una volta a settimana e chiedeva di tutti. Si interessava delle faccende del suo “ paese”. Raccontava al nipote, Francesco Cesaro, di essere felice perché ormai ad un passo dalla pensione. E si sentiva fortunato perché aveva un lavoronella fonderia Tecopress, di Sant’Agostino, nel primo ferrarese. «Faceva anche i turni di notte - racconta il nipote, mentre nella sua abitazione di corso Italia a Sant’Antimo, sta ultimando, con la mamma, i preparativi per un viaggio di lutto e lacrime. - Un lavoro duro e a quell’età ancora più scomodo ma che gli avrebbe permesso di anticipare di qualche mese la sospirata e meritata pensione». (Fonte Il Mattino)

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