giovedì 10 maggio 2012

Camorra, sequestri e confische

Camorra, sequestri a imprenditore legato al clan Fabbrocino

NAPOLI. Gli uomini della Dia di Napoli hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di tre imprese riconducibili all’imprenditore detenuto Antonio Iovino, alias “Siscarella”, la cui partecipazione al clan Fabbrocino è stata processualmente riconosciuta in diverse sedi giudiziarie.

Sequestri anche nei confronti di altri cinque indagati. Nonostante condannato quale imprenditore di riferimento del clan camorristico napoletano, e quindi destinatario della conseguente misura di prevenzione personale e patrimoniale, Iovino era riuscito ad imporre, nel comprensorio vesuviano, la propria posizione dominante nel settore dell’estrazione di materiali da cava e del movimento terra utilizzando imprese formalmente intestate a compiacenti prestanome.

Proprio per tali motivi il 30 gennaio scorso era stato destinatario della misura cautelare personale e reale, adottata, nel medesimo procedimento, essendo state acquisite a suo carico importanti fonti di prova in ordine alla sua infiltrazione in un appalto pubblico per la realizzazione di una importante arteria di collegamento interprovinciale per la cui realizzazione Iovino aveva imposto la fornitura di materiale da cava che veniva consegnato, frammisto a rifiuti di ogni sorta, da società intestate a terzi ma di cui egli era in realtà, il vero dominus. L'ulimo provvedimento, invece, prende le mosse dagli approfondimenti eseguiti nei confronti dello stesso imprenditore e finalizzati ad individuare l’eventuale esistenza di ulteriori imprese riconducibili alla holding dal medesimo organizzata al fine di sottrarre i propri beni ai rigori della normativa antimafia.

Secondo gli investigatori, infatti, hanno evidenziato che Iovino ha tentato di sottrarre all’espropriazione antimafia le quote della Indemar srl di San Gennaro Vesuviano (Napoli), storicamente riconducibile al proprio gruppo imprenditoriale, intestandone la titolarità ad un soggetto che per anni è stato un suo fidato dipendente. Diversamente, invece, al fine di ottenere fidi bancari e le autorizzazioni necessarie alla partecipazione a gare per l’affidamento di lavori pubblici, ha fittiziamente intestato a terzi le partecipazioni sociali della Cam-Co Campania Costruzioni srl di Ottaviano (Napoli) nonostante i compiacenti prestanome risultassero sprovvisti dei redditi necessari al loro normale sostentamento.

È stato accertato, infine, che gli illeciti profitti conseguiti nel tempo da Iovino sono stati, peraltro, investiti nella Margò srl di San Gennaro Vesuviano (Napoli), proprietaria, peraltro, dell’esercizio commerciale di famiglia, ubicato a Ottaviano, destinato alla vendita di pelletteria, profumi ed accessori femminili griffati. Di tutte le aziende destinatarie del sequestro l’imprenditore detenuto ha sempre esercitato i poteri di amministratore di fatto. La misura ablativa ha riguardato quindi beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa un milione di euro immediatamente affidati alla giudiziale custodia degli amministratori nominati dalla procedente autorità giudiziaria.

Giugliano. Sequestro da 4 milioni a boss dei casalesi

GIUGLIANO. I militari della Guardia di Finanza del Gico, hanno sequestrato tre villette a Giugliano, regolarmente affittate a militari della Nato. L’operazione, eseguita con un decreto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, vede coinvolto il 42enne Aldo Nobis, fiancheggiatore del clan dei Casalesi di Michele Zagaria, nonché fratello di Salvatore Nobis, detenuto al 41bis perché considerato elemento di spicco della cosca capeggiata dall’ex primula rossa. Tra i beni sequestrati, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ci sono anche cinque auto, una moto ed un libretto di deposito contenente 50mila euro. Gli accertamenti eseguiti dalla Guardia di finanza avrebbero dimostrato che le ville situate a Giugliano erano state concesse in locazione circa dieci anni fa da Aldo Nobis, in qualità di proprietario, al segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito e l’Irlanda del Nord per essere destinata ad uso abitativo dai membri delle forze armate e degli impiegati statali inglesi che lavorano presso le basi Nato di Napoli. Ville che erano fissate ad un canone annuo di circa 66mila euro.

Nobis e la villa in stile "Scarface". Dipendente di una società di costruzioni di Modena, Aldo Nobis è stato indagato per intestazione fittizia di beni. Infatti, sebbene siano formalmente intestate a lui, le villette sarebbero riconducibili al fratello Salvatore. I finanzieri hanno posto i sigilli anche alla sua villa di residenza, in via Brescia a Casapesenna: un immobile di quattro piani in stile “Scarface” come la maggior parte delle ville costruite da affiliati di spicco del clan, protetto da un sistema di telecamere. L’uomo divide l’abitazione con la moglie, i due figli minorenni e la madre. Per gli inquirenti Nobis era a conoscenza delle indagini, in quanto negli ultimi mesi avrebbe ritirato parecchi contanti dal libretto di deposito.
Salvatore Nobis sarebbe uno specialista nel sistemare ordigni esplosivi davanti a imprese e negozi, i cui titolari sono sottoposti a estorsione per conto del clan dei Casalesi. Per questo motivo è conosciuto anche con il soprannome di “Scintilla”. Nobis è anche legato da un vincolo di parentela con Zagaria essendo nipote del defunto Giacomo Nobis, marito di Maria Elena Zagaria, zia di primo grado di Michele Zagaria.       
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