domenica 19 settembre 2010

Napoli: torna l'incubo emergenza rifiuti

NAPOLI (16 settembre) - Circa 120 tonnellate di rifiuti non sono state raccolte la scorsa notte nel centro di Napoli mentre altre 60 erano già in giacenza nei giorni scorsi. Secondo quanto riferisce l'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, il rallentamento nella raccolta sarebbe stato provocato dai lavori che sono in corso all'interno della discarica napoletana di Chiaiano mentre problemi si stanno anche verificando per il funzionamento ridotto del termovalorizzatore di Acerra. 


La scorsa notte sono 12 i camion che non hanno raccolto rifiuti con conseguenze evidenti questa mattina nella zona del centro, di piazza Municipio, di via Santa Lucia, via Chiatamone. Inoltre, gli impianti Stir di Giugliano e Tufino non possono produrre secondo i ritmi potenziali perchè, spiegano al Comune di Napoli, il termovalorizzatore di Acerra non è in grado di assorbire la frazione secca che viene lavorata proprio nei due siti. Oggi è anche saltata una parte della raccolta porta a porta nelle zone del Vomero e dei Colli Aminei «per una difficoltà di organizzazione» di Enerambiente, la società che lavora in appalto con il Comune. «In giornata - assicura l'assessore Giacomelli - faremo ogni sforzo con i mezzi Asia per cercare di recuperare la situazione. Abbiamo ricevuto assicurazioni dalla struttura dell'unità operativa che da domani la discarica di Chiaiano tornerà a funzionare a pieno ritmo». E questo attendendo la soluzione dei problemi del termovalorizzatore il cui mancato funzionamento determina, se si protrae questa situazione, una «difficoltà drammatica».


Intanto torna lo spettro dell’emergenza rifiuti, soprattutto per la questione ecoballe: il termovalorizzatore funziona a scartamento ridotto (per lavori di manutenzione e per un gusto improvviso) e la spazzatura lavorata dagli stir non può essere portata in discarica, ma per legge, deve essere bruciata.


E se Acerra smaltisce solo 600 tonnellate al giorno al posto delle duemila previste, le restanti 1400 devono essere sistemate da qualche altra parte. Al momento sono due i siti individuati in località Pantano ad Acerra e a San Tammaro nel Casertano. Ma è l’accumulo di ecoballe a impensierire.
www.ilmattino.it


Rifiuti abbandonati nel silenzio.
Qualiano: Il degrado non ha prezzo. L'intervento di Davide Morgera
QUALIANO. Just few notes, solo qualche appunto, niente altro, come direbbero gli inglesi. Il problema è che, raccogliendo appunti su appunti, si rischia di fare un librone, quello del degrado, disponibile solo nelle coscienze di chi lotta quotidianamente per questi scempi ambientali. Chi altri potrebbe acquistarlo? Ho atteso otto giorni, “otto lune sono trascorse”, come direbbe il gran capo indiano Toro Seduto, per sperare. Augurarsi di non dover segnalare l’ennesimo scempio, attendere che qualcuno ( ahimè, poverino…) portasse via tutto quel ben di Dio da quei marciapiedi, desiderare che altri non aggiungessero qualche bel regalino confezionato col fiocco rosso delle belle occasioni. Otto, lunghi, giorni e lo strazio ambientale è ancora là. Anche questi sono diventati fatti di cronaca se permettete l’espressione al vostro umile cronista. Cronaca di mal funzionamento di certi meccanismi evidentemente poco o per niente oleati, cronaca di teste che non cambieranno mai. I marciapiedi di Via Manzoni, gli angoli di Via Villa, il prolungamento di Via Cavour poco prima di voltare per Piazza D’Annunzio, Via S. Maria delle Grazie non hanno più il loro volto, sono sfigurati. E lo chiamano centro residenziale. Sembra Bagdad dopo un bombardamento, il Sarno dopo uno straripamento, Lioni dopo il terremoto del 1980, un paesaggio da apocalisse. Se qualcuno ha etichettato questa zona come ‘residenziale’ figuriamoci il resto. Centonovantadueore, così scritto tutto di un fiato, ad oggi. Un miracolo potrebbe interrompere questo strano record da un momento all’altro ma temiamo che questo tormento si prolunghi ancora. Le strade sopra menzionate si contendono il primato della più…sporca del quartiere ma al momento è in netto vantaggio Via Manzoni. Divani di un salotto che fu, un frigorifero capovolto, uno specchio alto più di 2 metri poggiato al muro, degli infissi, due porte, una stampante, perfino un seggiolone porta enfant ed una carcassa di animale morto. A cinque metri di distanza, nell’angolo, decine di sacchetti di calcinacci e residui di una ristrutturazione, poi la campana verde circondata letteralmente da cassette della frutta e buste piene di bottiglie di vetro. Impossibile passare su quel marciapiede, neanche uno slalom del miglior Tomba riuscirebbe a farlo. L’unica luce che irrompe in questo catastrofico paesaggio è quella del sole che si riflette nello specchio che fa bella mostra di sé in posizione verticale. Raggi e barlumi di tristezza infinita che si fanno domande. Una, ad esempio, la più banale. Quanto tempo avranno impiegato a scaricare tutto quel materiale? Nessuno ha visto nulla? Nessuno ‘indigeno’ ha richiamato questi killers? Il dubbio sorge spontaneo, a meno che non erano quelli del ‘pit stop’ della Ferrari… Una volta erano le periferie ad essere invase da materiali di rifiuto di ogni genere, fogne a cielo aperto, castrate da odori nauseabondi. Oggi anche il centro abitato soffre, agonizza, sta sull’orlo di una crisi di…identità. Lo squallore è quotidiano, cammini a piedi e dovunque ti volti ci sono cumuli di spazzatura di vario genere dove l’umido va a sposarsi con la plastica, la carta e il cartone con l’indifferenziato, tutto e tutti appassionatamente, altro che raccolta differenziata nel nome del “volemose bene che ce ne fotte”. In ogni angolo disponibile all’accumulo ti giri e vedi sacchetti lanciati là come in un ipotetico punto di raccolta creato dalla bacata fantasia di chi ha iniziato a mettere la prima…pietra della vergogna. In questi punti poi va forte il cosidetto “lancio dalla macchina” con cui l’abile guidatore rallenta in prossimità del cumulo di rifiuti senza curarsi di chi gli sta dietro e all’improvviso lancia il sacchetto sponsorizzato prendendosi cura di non sforare dalla zona adibita a ‘spazzaturopoli’. L’unica cosa che sembra colpire l’immaginazione di chi assiste a queste scene è la domanda : “ ma il sacchetto lo aveva sul sedile, sotto il sedile o addirittura tra i piedi, in prossimità dei pedali?” Bah, il dubbio resta. Alternativa a questa pratica è l’uscita di casa, a tutte le ore, col sacchetto. Esci, fai quattro passi e al primo cumulo fai il lancio. Semplice, no? Psss…una chiosa finale, sottovoce e che nessuno ci ascolti. Chi passa da queste parti, cosa racconterà di noi? Dove dirà di essere stato? Capisco ora più che mai, i qualianesi, anche giovani, ‘emigrati’ altrove. D’estate vengono per rivedere i parenti, scambiamo qualche chiacchiera, mi raccontano dei paradisi dove vivono tutto l’anno, dell’ordine e della tranquillità, non vedono l’ora di andarsene e odiano sempre più questo scellerato posto. Ah selva gaudiana, dove sei? Ed io puntualmente penso a Eduardo De Filippo che un giorno, non sappiamo quanto polemicamente, invitò i napoletani a fuggire da Napoli. “Fujtevenne” fu il grido di dolore del grande commediografo e molti seguirono il suo esempio. Basti pensare che tutte le icone che si legano al nome di Partenope hanno vissuto e vivono a Roma o chissà dove. Totò, Troisi, Ranieri, Daniele e chi più ne ha più ne metta. Lo ammetto, invidio i miei compaesani per quanto raccontano, per quante volte mi dico “ ma dove vivo realmente?” ma puntualmente penso di non abbandonare la barca che affonda. Anzi vorrei che a turare queste falle fossimo sempre di più, che chi ama il posto della sua infanzia, dove è nato, dove ha radici e cultura, appartenga al partito del “Capitano ultimo a lasciare la nave che affonda” e difenda a denti stretti la sua terra da questi scempi. Come giovani atleti, non mollare. Con tutto il rispetto per un genio come De Filippo.
www.internapoli.it

Nessun commento:

Posta un commento