domenica 12 settembre 2010

Napoli, «parentopoli» al Comune

di Leandro Del Gaudio

NAPOLI (6 settembre) - Alunni diversamente abili assistiti da personale privo di titoli ed esperienza, ma anche un giro di parentele che contano quando si tratta di assumere o assegnare case. Ipotesi al vaglio della Procura, nell’inchiesta che sta passando al setaccio appalti, graduatorie, contratti in materia di welfare.
Ipotesi che incassano giorno per giorno dati concreti, possibili conferme. Parentopoli all’ombra del Comune, c’è un dato numerico: ci sono dodici nomi di soggetti assunti nei progetti di assistenza agli alunni portatori di handicap su cui si sta facendo chiarezza. Parentele accertate per dodici impiegati, mentre nel mirino finiscono sindacalisti, dirigenti comunali, esponenti del mondo politico.
Maneggi bipartisan, a giudicare dai primi accertamenti finora condotti. Inchiesta complessa, affidata dal pool mani pulite del procuratore aggiunto Francesco Greco ai vigili del comandante Luigi Sementa. Decisive fino a questo momento alcune mosse messe a segno dagli inquirenti: acquisizioni di atti, sommarie informazioni di potenziali testimoni. Ci sono ipotesi da verificare: mogli, amanti (stando a quanto confermato da alcune testimonianze finora raccolte), parenti di esponenti del mondo sindacale, politico e amministrativo della città risulterebbero beneficiari di contratti di assunzione nel campo della formazione di alunni diversamente abili. 
Un dato che fa emergere al momento uno sfondo clientelare, su cui da un punto di vista penale ci sarebbe poco da raccontare. Altro discorso invece per quanto sta emergendo dagli accertamenti delle ultime ore: è il caso delle persone regolarmente assunte pur essendo prive dei titoli richiesti, pur non potendo contare sui due anni di esperienza lavorativa maturata sul campo. 
Titoli e esperienze in default per gente che incassa da mesi uno stipendio, che da tempo svolge un ruolo decisivo nel campo dell’assistenza degli alunni con difficoltà psicomotorie. Scenario complesso, si lavora con il bisturi. Sotto i riflettori un possibile sottobosco di clientele e appoggi trasversali nel corso di un’inchiesta nella quale i vertici di Palazzo San Giacomo - è bene ribadirlo - vanno ritenuti estranei rispetto alle ipotesi battute dagli investigatori. C’è un doppio binario investigativo: case e lavoro, immobili e incarichi professionali. Immobili comunali e inserimento in graduatorie per l’affidamento di appalti milionari nel campo della formazione e dell’assistenza.
Chiara l’ipotesi di fondo: al centro delle indagini della polizia municipale è finito un gruppetto di personaggi perfettamente a proprio agio quando si tratta di lavorare su bandi di gara, concorsi, graduatorie e cooptazioni a chiamata diretta. Una sorta di «cricca» di burocrati, fatta da dirigenti, politici, rappresentanti di categoria e finanche qualche vigile urbano tutti potenzialmente capaci di segnalare nomi o piazzare amici e parenti in cima alle graduatorie. Tanto che non sono sfuggite alcune mosse da parte degli investigatori, che nelle ultime settimane non hanno lasciato punti inesplorati. Anzi: per giorni sono state scattate foto all’ingresso di alcuni appartamenti di proprietà del comune di Napoli, assegnati seguendo criteri ritenuti al limite della legalità; poi sono stati ascoltati potenziali testimoni, acquisiti contratti e documenti.
E i risultati sembrano confortare le ipotesi di fondo: al centro e in periferia sono stati sgomberati appartamenti comunali assegnati in modo illegale, oggetto di speculazioni o clientele. Non si tratta di case popolari - è bene chiarirlo - ma anche di proprietà immobiliari di un certo rilievo. È il caso di un immobile in pieno centro storico - zona Decumani - da mesi affidato senza rispettare la pubblica graduatoria a una cittadina non italiana. Indagine in corso, neanche tanto difficile ipotizzare le prossime mosse: ancora interrogatori in vista, si comincia da chi è a lavoro senza i titoli richiesti, da chi non ha molto da vantare, al di là di un’amicizia che conta.
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