domenica 19 settembre 2010

La Napoli di Brunetta

Scritto da: Prof. Amato Lamberti
Non meriterebbe nemmeno una risposta l'affermazione di un ministro della Repubblica Italiana che definisce Napoli e il Mezzogiorno "un cancro per l'Italia" invece di interrogarsi sulle ragioni politiche dell'arretratezza economica e produttiva del Sud e di quella che una volta ne era la capitale, Napoli. Qualche considerazione comunque va fatta. Innanzitutto, è evidente che le tesi leghiste sono ormai condivise da tutto lo schieramento di governo. Se si misura tutto con il PIL prodotto non si può negare che il Sud ne produce troppo poco. Ma le ragioni di questa situazione, che si trascina da 150 anni, non stanno certo tutte nel Sud ma sono il frutto di scelte politiche nazionali che hanno penalizzato il Sud dal punto di vista economico-industriale. Qualche esempio: il polo ferroviario, il polo aeronautico; il polo aerospaziale; il polo cantieristico. Molte volte si è detto che questi poli già presenti nel Sud in modo significativo dovessero essere potenziati spostando nel Sud tutti gli investimenti oggi dispersi sul territorio nazionale e soprattutto al Nord. Ma quando si è trattato di decidere la collocazione dei nuovi investimenti relativi alla riorganizzazione di questi poli industriali si sono privilegiate le regioni settentrionali per ragioni di convenienza elettorale nascondendosi dietro l'assenza delle infrastrutture necessarie. Ma alla realizzazione delle infrastrutture necessarie doveva provvedere lo Stato che invece non l'ha fatto impedendo così di fatto il potenziamento degli impianti esistenti e la nascita di tanti nuovi indotti industriali a prevalente capitale privato che avrebbero creato occupazione e produzione di PIL. Un cane che si morde la coda: non ci sono infrastrutture, non sono possibili investimenti perchè non c'è convenienza. Il risultato è che le aziende del Nord si delocalizzano all'estero e gli indotti si realizzano in Slovenia, in Romania, in Slovacchia,invece che in Campania, in Puglia, in Calabria o in Sicilia. Certo molti dei mali del Sud dipendono da una classe politica e da una classe dirigente inadeguate, ma le responsabilità maggiori sono della politica nazionale che non ha mai fatto dello sviluppo del Sud una vera priorità. Anche la criminalità organizzata non è la causa, come mi sforzo di dimostrare da decenni, ma l'effetto di politiche affaristiche e clientelari che non usano i fondi pubblici, comunque disponibili, per lo sviluppo dell'impresa e dell'occupazione nel Mezzogiorno, ma solo per consolidare le proprie rendite personali e di posizione. Nel marciume solo i vermi crescono e si moltiplicano: e questo è quello che avviene a Napoli e nel Mezzogiorno. 

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