giovedì 4 dicembre 2008

Decreto anticrisi: seconda puntata

Nel decreto varato dal Governo per fronteggiare la crisi economica e finanziaria che sta investendo anche l’Italia, c’è una misura che ha fatto sollevare altre polemiche. Per reperire denaro, sono stati tagliati i fondi destinati a coprire gli incentivi legati al risparmio energetico. In pratica è stato stabilito un tetto di spesa per gli anni 2008, 2009 e 2010 superato il quale non scatta la detrazione del 55% prevista per questo tipo di interventi. I limiti di spesa del Decreto (82 Ml/euro nel 2008, 185 nel 2009 e 315 nel 2010) permettono di soddisfare appena un quarto degli investimenti previsti dalle famiglie (sulla base di quanto già investito negli anni precedenti).
Da qui i soliti hanno affermato:
· “E’ stato fatto il contrario di quanto stanno facendo Germania e Francia che hanno inserito gli incentivi per l’efficienza energetica nei provvedimenti anticrisi.”
· “Gli investimenti fatti dalle famiglie nel 2007 e nel 2008 hanno permesso un risparmio di 500.000 MWh di energia non consumata e oltre 68.000 tonnellate di CO2 non emessa nell’ambiente.”
· “Le imprese del settore ne risentiranno e rischiano addirittura la chiusura.”
E’ ovvio che ognuno tira l’acqua al proprio mulino, a volte anche esagerando.
Ma il problema è serio e reale. Gli incentivi erano e sono una buona idea per fare emergere il nero e ottenere risparmi nel consumo di energia, in un paese come il nostro che nel campo energetico è fortemente esterodipendente ed in cui vi è il più alto tasso di evasione fiscale.
Ma il punto su cui voglio focalizzare l’attenzione è un altro. La norma prevede la retroattività della stessa a tutti gli interventi fatturati nel 2008. Questo cosa vuol dire. Vuol dire che io contribuente al 01/01/2008 decido di sostituire la caldaia e rifare gli infissi. Mi faccio fare i preventivi del caso e accerto che la cifra da spendere è considerevole. Decido di rinunciare ma ecco che il rivenditore della caldaia a condensazione e il rivenditore degli infissi mi fa presente che c’è la possibilità di ottenere la restituzione di una buona parte della cifra da spendere, il 55%, in soli tre anni. Con queste prospettive chiedo ed ottengo un prestito per eseguire i lavori. Faccio seguire tutta la pratica da un geometra che mi rilascia le varie asseverazioni necessarie (ovviamente dietro pagamento di onorari). Tutto fatto, resto in attesa di compilare il prossimo 730 per vedermi riconoscere la prima parte della detrazione che mi spetta anche per restituire una parte del debito contratto. Niente affatto, con la modifica apportata dal decreto anticrisi sarà difficilissimo ottenere la detrazione del 55%, probabilmente solo un contribuente su 4 di quelli che ne hanno fatto richiesta otterranno il rimborso.
Questa è la situazione attuale. In questi giorni comunque, la ragione deve aver fatto ritorno dalle parti di Palazzo Chigi e il Ministro Tremonti ha annunciato: «La retroattività non ci può essere e il Parlamento la correggerà, ma voglio ribadire un criterio: i crediti di imposta non sono e non possono essere un bancomat, troppe volte sono stati utilizzati in questo modo».

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