giovedì 31 marzo 2016

Pentiti del clan Sarno bruciati vivi e gettati nelle betoniere, assoluzione per il ras Ranucci

SANT'ANTIMO. Assolto perché il fatto non sussiste. E’ arrivata poco fa la sentenza della Seconda Corte di Assise di Appello (pres. Elvi Capecelatro, relatore dott. Abbamondi) a carico di Stefano Ranucci, esponente dell’omonimo clan di Sant’Antimo. I giudici hanno assolto Ranucci per l’omicidio di Anna Sodano, collaboratrice di giustizia uccisa nel 1998 poco dopo aver deciso di passare dalla parte della giustizia. Ranucci (difeso dagli avvocati Maria Lampitella e Paolo Trofino) era stato condannato all’ergastolo in primo grado, insieme ad altri esponenti del clan Sarno, ma la Seconda Corte di Assise di Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo l’uomo di Sant’Antimo perché il fatto non sussiste, mentre ha confermato la decisione di primo grado per gli altri imputati. 

Una vera e propria 'epurazione interna' al clan per eliminare quegli affiliati che avevano iniziato a collaborare con la giustizia oppure intenzionati a farlo. E' quanto emerso, dopo più di 15 anni, dalle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Napoli nei confronti dell'organizzazione camorristica dei Sarno nell’operazione messa a segno nel giugno del 2012 quando furono eseguite quindici le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute affiliate al gruppo criminale, per oltre un trentennio attivo nell'area vesuviana e nel quartiere partenopeo Ponticelli. Le accuse contestate sono: omicidio, porto e detenzione illegale di armi con l'aggravante del metodo mafioso per agevolare il gruppo criminale di appartenenza. L'operazione rappresentò l'epilogo di un'intensa attività investigativa che ha fatto luce su alcuni fatti di sangue avvenuti tra il 1994 e il 2002 nei confronti di quattro appartenenti al clan. Fu così possibile non solo ricostruire quanto accaduto, ma anche dare nomi e volti di chi si rese responsabile, come mandati ed esecutori, degli omicidi di: Mario Scala, Anna Sodano, Gennaro Busiello e Giuseppe Schisa. I resti del corpo di Mario Scala, incaricato della vendita di eroina per conto del clan Sarno, furono rinvenuti carbonizzati il 3 dicembre 1994 in alcuni contenitori per la raccolta di rifiuti a Giugliano, località Varcaturo. Il cadavere era talmente irriconoscibile che, prima che venisse effettuato l'esame autoptico, si pensò che appartenesse a una donna. L'uomo, prima di essere ucciso fu `interrogato' e sottoposto a terribili torture da parte degli esponenti del clan per costringerlo a svelare i contenuti della sua collaborazione con la giustizia. Anna Sodano, scomparve il 29 gennaio 1998 dall'hotel Executive di Napoli, in attesa di essere trasferita in una località protetta, ma fu trovata dai killer. Della donna non fu mai trovato il corpo. Anche lei fu `interrogata' prima di essere ammazzata. Il suo compagno, Gennaro Busiello, fu ucciso a Napoli il 18 marzo 2000 con 4 colpi di pistola calibro 7,65 per la sua intenzione di collaborare con la giustizia. Il suo omicidio avvenne con il consenso del fratello a condizione che la stessa sorte fosse toccata ad altri componenti del clan che avevano manifestato analoghe intenzioni. Giuseppe Schisa, affiliato ai Sarno e dedito alle estorsioni sin dai tempi della sua appartenenza alla Nco di Raffaele Cutolo, fu ucciso nel quartiere Ponticelli di Napoli il 18 marzo 2002 con nove colpi di pistola calibro 7,65. L'uomo fu ammazzato perché aveva iniziato a collaborare con i magistrati. Il fratello Roberto aveva addirittura indicato ai killer il luogo in cui tendere l'agguato facendo da `specchietto' ai sicari. 

Dalle dichiarazioni rese dai pentiti emerse che le vittime furono uccisa e buttatate nelle betoniere del calcestruzzo a Sant’Antimo, altri bruciati vivi, fatti a pezzi e sparpagliati nei cassonetti della spazzatura nel giuglianese. Indagini che hanno consentito di far luce su una serie di ‘cold case’, delitti irrisolti da tempo, e in particolare due misteriosi sparizioni avvenute tra il 1994 e il 1998. Furono inghiottiti nel nulla Anna Sodano e Mario Scala, due affiliati di seconda fila della coscache intendevano passare ‘dall’altra parte’. Della donna, scomparsa il 29 gennaio 1998 dall’Hotel Executive di Napoli, dove viveva in attesa di essere trasferita in un’altra località protetta, il corpo non fu mai ritrovato, e secondo alcune testimonianze fu gettato in una betoniera. Dell’uomo invece fu rinvenuto un pezzo di tronco annerito: in un primo momento si pensava appartenesse a una donna e ci fu chi ipotizzò un rito voodoo contro una prostituta africana. 

Dell’occultamento del cadavere è stato accusato Ranucci, ma l’Appello ha dato ragione alla difesa e assolto l’uomo.
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