lunedì 16 novembre 2015

Napoli, ucciso il boss Esposito. Ferito un cameriere: «Il mio Giovanni un bravo ragazzo, questa non è vita»

«Non si può vivere con la paura di morire ad ogni angolo di strada, non ce la facciamo più». Le parole di Fiorenza, madre di Giovanni Catena, il 29enne colpito da una pallottola a pochi passi da piazza Sanità, scorrono come un fiume in piena.

«Mio figlio non c’entra nulla con quello che è successo e al suo posto ci poteva essere chiunque dei nostri bambini - grida la donna raccogliendo le forze e trattenendo il pianto - tutti sanno che è un bravo ragazzo e fa mille sacrifici per sostenere noi e la sua famiglia». Ieri pomeriggio, chi ha assistito a quei minuti di terrore racconta di aver visto Giovanni allontanarsi dalla piazza con le buste dell’immondizia in mano dopo aver concluso il turno di lavoro presso il piccolo pub “Pocho” dove presta servizio due volte a settimana, consegnando panini e aiutando il personale della cucina. Il 29enne si è accasciato per terra e dalle prime parole pronunciate ai suoi soccorritori ha creduto di aver ricevuto una botta nello stomaco, come se il contenitore dei rifiuti gli fosse andato addosso.

Nonostante il dolore Giovanni si è alzato da terra per sedersi su una panchina dove alcuni passanti lo hanno raggiunto per trasportarlo in ospedale. «Nel quartiere tutti conoscono mio figlio - continua Fiorenza circondata da parenti e amici che sono accorsi in vico Cristallini per supportarla - sono anni che arriva a fare anche tre lavori a settimana per dare da mangiare alla moglie e al figlio piccolo di 7 anni, cercando mestieri sempre in maniera onesta e non è accettabile che un ragazzo possa rischiare la vita in questo modo».

Giovanni è stato capo chef, ha trascorso una vita tra Marano e Napoli per non far mancare nulla alla famiglia e nei periodi di magra, non si è mai abbattuto accettando anche lavori saltuari ed umili. Lo raccontano così i fratelli e gli amici che ieri sono andati a trovare Fiorenza a casa. «Siamo stanchi di essere abbandonati a noi stessi e di vivere nella paura - tuona la donna madre di 7 figli, di cui Giovanni è il secondogenito - dopo la morte di Genny Cesarano c’è stata una pattuglia della polizia per qualche giorno nel rione poi siamo ripiombati nel nulla». 

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