martedì 13 gennaio 2015

Colpo al Clan di Giugliano: in manette Vincenzo D'Alterio detto «'o malato»

Giugliano, l'operazione della Guardia di Finanza. Nel riquadro il dirigente Asl Gennaro Perrino
di Matteo Giuliani

GIUGLIANO. Preso il boss Vincenzo D'Alterio anche detto 'o malato. Stamane, poco prima dell'alba, i finanzieri della capitale hanno fatto scattare un'operazione contro affiliati al clan Mallardo di Giugliano, arrestando 12 persone nell'ambito di un'inchiesta scaturita dalle dichiarazioni del pentito Giuliano Pirozzi. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata dall'articolo 7. Tra i fermati, c'è anche il responsabile del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Napoli 2 Nord Gennaro Perrino (nella foto), già assessore al comune di Giugliano e una guardia penitenziaria di Mugnano. I finanzieri hanno effettuando anche dei sequestri preventivi. A lungo gli elicotteri delle forze dell'ordine hanno sorvolato diverse zone della città, mentre a terra, i militari delle fiamme gialle eseguivano le ordinanze di custodia cautelare. Tra gli arrestati troviamo: il 64enne Vincenzo D’Alterio, il 61enne Giuseppe Ciccarelli residente a Lago Patria, il 61enne Giuliano Pianese residente a Lago Patria, il 41enne Giuseppe D’Alterio, il 41enne Giuliano Di Lorenzo, la 60enne Teresa Felace, il 33enne Carrella Marco, il 71enne Gennaro Perrino di Vico Equense. SOno finiti ai domiciliari invece: il 48enne Davide Barbato, il 49enne Felice Granata, il 40enne Gaetano Cecere di Mugnano (guardia penitenziaria), il 38enne Antonio Pianese di Villaricca. Altre 8 perosne risultano indagate nello stesso filone d'inchiesta, sempre ai danni del clan giuglianese, anche nei loro confronti l'accusa è di associazione a delinquere. . 

La posizione di Perrino. Secondo gli inquirenti, il responsabile del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Napoli 2 Nord, emetteva false attestazioni nei confronti del boss Vincenzo D'Alterio "propedeutiche - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - al riconoscimento della infermità mentale, che gli hanno consentito l’ottenimento non solo dei benefici carcerari ma anche di specifici emolumenti previdenziali. Al riguardo, gli investigatori del GICO di Roma, hanno documentato come in realtà il D’Alterio avesse, sistematicamente e per l’intera durata delle indagini, assunto comportamenti certamente non indicativi di deficit psichiatrici, soprattutto se coniugati alla sua capacità di impartire direttive ai propri sodali».
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