sabato 16 ottobre 2010

Sos Pm Napoli: Intercettati da Casalesi, comunicheremo coi "pizzini"


Napoli, 14 ott (Il Velino/Il Velino Campania) - "Bisogna parlare quanto meno è possibile. Diventeremo tutti muti, finiremo col comunicare a gesti, o magari coi ‘pizzini’". Così il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, lancia l'allarme. In maniera ironica ma seria allo stesso tempo. Mercoledì, con l’arresto dei due imprenditori Vincenzo e Luigi Abbate, legati ai clan del Casertano e catturati dai poliziotti della squadra mobile di Napoli insieme con la guardia di finanza, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Napoli, è venuto fuori un quadro preoccupante. In una nota inviata dalla Dda agli organi di stampa, si legge che "dal materiale di intercettazione si ricava netta l’impressione circa l’esistenza di un controspionaggio degli appartenenti al clan rispetto alle iniziative della magistratura e delle forze dell’ordine, che consente agli affiliati di conoscere spesso in anticipo le attività cautelari o le iniziative più invasive e di apprestare forme di cautela assai efficaci. La medesima disponibilità economica consente anche il ricorso del clan a sofisticati strumenti tecnologici che tendono a vanificare alcuni sistemi tradizionali di indagine, costretti invece a fare i conti con risorse obsolete". Tecnologia avanzata, appunto, contro "cimici che si vedono, che si notano", per dirla sempre col procuratore, il quale più volte si è espresso, già in passato, sulla scarsità di mezzi e di uomini a disposizione della Procura per affrontare indagini complesse come quelle necessarie in un territorio afflitto dalla criminalità. "Ci controllano, e quindi, naturalmente, possono venire a sapere, con gli strumenti tecnologici aggiornati di cui sono in possesso, quello che facciamo e quello che pensiamo". Quanto alle indagini relative all’arresto dei fratelli Abbate, ad innescare la fuga di notizie hanno contribuito, sempre secondo la Procura di Napoli, i rapporti collusivi esistenti fra gli appartenenti al clan e l’apparato giudiziario -probabile la complicità di qualche dipendente interno alla struttura - fatto, questo, anch’esso oggetto di indagine.
 (Luigi Rao)



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