domenica 3 ottobre 2010

Senza pane e senza speranza


Il messaggio del cardinale Crescenzio Sepe, durante la cerimonia dello scioglimento del sangue di S:Gennaro, è stato durissimo, chiaro e inequivocabile: a Napoli è mancato spesso il pane ma mai la speranza. Oggi, manca il pane e manca anche la speranza. Una condanna senza precedenti dei responsabili di questa situazione che è difficile non identificare con gli amministratori della città, i quali non riescono più nemmeno a riunirsi in Consiglio comunale per discutere le cose di ordinaria amministrazione che sembrano impegnare il loro tempo e la loro attenzione. All'ordine del giorno del Consiglio comunale non è mai stata messa: la povertà a Napoli e, quindi, il pane che manca a tante famiglie, a tanti bambini, a tanti anziani. Tanto meno il Consiglio comunale, magari su iniziativa del Sindaco, si è riunito sul tema: come possiamo dare una speranza a Napoli?
Il pane e la speranza non sono temi che interessano Sindaco, Assessori, Consiglieri comunali:Le cose che a loro interessano sono le assunzioni e le nomine nelle società partecipate; gli appalti e le consulenze per Bagnoli; la divisione dei posti nei CdA delle società controllate dal Comune; l'assunzione di amici e parenti; la distribuzione di cariche, consulenze professionali e prebende. Solo su queste cose sono tutti presenti e disposti anche a scannarsi. Persino l'assistenza alle fasce deboli della popolazione diventa mercato delle associazioni e delle cooperative cui distribuire i fondi disponibili non per alleviare la condizione umana e sociale dei derelitti ma per fare politica clientelare.
Il fatto che una famiglia su quattro sia in condizione di povertà, che i giovani diplomati e laureati siano costretti ad emigrare per cercare lavoro, che immigrati e rom vivano in condizioni indecenti, che l'economia della città vada a rotoli, non è un problema che li riguarda. Al massimo sono capaci solo di chiedere che se ne occupi il Governo, mandando in città altri soldi che prontamente verranno dirottati nella direzione delle cose che a loro più interessano e che non sono certo i poveri e i derelitti.
Alla speranza ci deve pensare la Chiesa, non certo il Comune.

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