domenica 25 luglio 2010

Ecco come i boss vincono al Superenalotto.


4 — 15 — 21 — 35 — 59 — 73. Questi numeri non vi diranno nulla. Vi faranno pen sare di certo al Lotto anzi al Super­enalotto, ad una delle serie che quasi ognuno sogna di indov inare. Sei numeri e tutto può esser mandato a quel paese, mutuo, deb iti, lavoro. E via da qui. Per sem pre. Questi sei numeri furono estratti il 17 gen naio del 2008 facendo vin cere più di 36 mil ioni di euro a circa trenta per sone di un paesino dell’avellinese, Ospedaletto d’Alpinolo, che ave vano gio­cato il sis tema giusto. Ma la for tuna non rius cirono a goder sela per molto. Ogni vinci tore fu cer cato casa per casa , avvi c i nato e costretto a ver sare una fetta della vincita. Immediatamente.

A chiedere la per centuale sulle vincite il clan Cava-Genovese di Quindici, sodal izio crim i nale che da sem pre comanda nell’avellinese su cantieri, rifiuti, negozio, polit ica e ora anche sul Super­enalotto. Le orga niz zazioni crim i nali con sid er ano a loro dis po sizione il ter ri to rio: case, imp rese, risorse, e anche la vita delle per sone. Se arrivano sul ter ri to rio ben 36milioni di euro devono essere rin trac ciati e i pos ses­sori devono ver sare la loro quota. È legge. Una per centuale deve andare al clan per essere dis tribuita tra tutti gli affil iati in carcere che nella log ica camor rista stanno patendo per tutti. E quindi devono avere la fetta legittima.
Il clan quando decide di cer care i vinci tori non ha certezza dei nomi. I trenta si nascon dono, non danno nell’occhio, non fes teggiano. Lo fanno per difend ersi dalle richi este, dalle invi die non pen sano di rischiare di perdere addirit tura una parte della vincita. Ma il paesino è minus colo e lenta mente emer gono le prime riv e lazioni. Ad aver gio cato i sei numeri sono trenta sis temisti. Con “sis temista” si intende un gio ca tore che ha com prato una quota assieme ad altri per gio care diversi numeri, appunto un sis tema. Chi ha un sis tema di numeri da gio care spesso cerca altri gio­ca tori per ché non ha tutti i soldi per poter gio care. E quindi gira spesso per con vin cere altri a parte ci pare all’impresa. È lì che il clan si muove. Inizia a indi vid uare i “sis temisti” che cer ca vano di coin vol gere loro amici e par enti. E da loro arriva all’intero gruppo.
L’indagine coor di nata dai pm Rosario Can telmo e Francesco Soviero della Direzione dis tret tuale Anti mafia di Napoli ha riscon trato che c’è un vinci­tore che avrebbe ver sato 40mila euro, gli altri ancora non si sa quanto sono stati costretti a pagare e se lo hanno fatto. I mag is trati sono rius citi ad ottenere questo risul tato gra zie alle inter cettazioni tele foniche. Richi­este inso lite che veni vano fatte dagli apparte nenti alle orga niz zazioni mostra vano agli inquirenti che sta vano orga niz zando un busi ness insolito. Che poi si è scop erto essere il Super enalotto. È inter es sante vedere che questa estor sione è stata con sid er ata il pas sag gio alla matu rità del figlio del boss Mod es tino Gen ovese: infatti Marco Anto nio Gen ovese, legit timo erede del gruppo, essendo minorenne e senza espe rienza era stato affidato da suo padre ad un tutor che avrebbe dovuto accom pa g narlo nella matu­rità di boss, Mario Matarazzo, 32 anni, anche lui arrestato. Le orga niz­zazioni usano moltissimo il flusso di danaro dei vari giochi, Super enalotto, Lotto, Gratta e Vinci. Per loro è un modo per poter gius ti fi care guadagni ille gali in caso di accer ta menti fis cali o in caso di indagini.
Super enalotto
Anche la ‘ndrangheta si occupò di Super enalotto. Anche la ‘ndrangheta mise su un gruppo di uomini che dove vano cer­care il bigli etto vin cente. Nel 2003 a Gioiosa Jon ica il clan della zona con vinse il tito lare di una vincita da 5+1 dell’importo di otto mil ioni di euro a vendere la rice vuta della vincita. Il boss che aveva architet­tato la com praven dita del tagliando vin cente era Nicola Lucà, sec ondo gli inquirenti a capo di un clan spe cial iz zato nell’importazione di cocaina dalla Colom bia. La scheda vin cente avrebbe con sen tito di gius ti fi care la prove nienza di otto mil ioni di euro e la suc ces siva uti liz zazione di quel denaro. Questa vicenda è emersa dall’operazione “Decollo” della Procura dis tret tuale anti­mafia di Catan zaro che ha por tato tra l’altro alla con fisca di beni per oltre venti mil ioni di euro e al seque stro di cinque ton nel late di cocaina in Spagna, Ger ma nia, Fran cia, Colom bia, Stati Uniti, Aus tralia e Venezuela, per un val ore di un mil iardo e mezzo di euro.
Gli inquirenti stanno lavo rando molto sulle piste del rici clag gio attra verso il gioco. Esistereb bero vere e pro prie orga niz zazioni volute da alcuni clan della camorra e della ‘ndrangheta che ricer cano non solo nei paesi dove coman dano mil i tar mente ma sull’intero ter ri to rio nazionale. La camorra usava, per pagare i suoi pusher, rice vute vin centi di con corsi della Sisal e del Bingo. Uno dei motivi, questo, per cui molti boss inve stono acquis tano punti Snai e com prano sale Bingo. Il clan si acca parrava le vincite legali avvic i nando le per sone che vince vano al Lotto al Bingo e ogni tipo di scommessa sportiva. Poi una volta com prata la scheda vin cente la davano ai pusher che in questo modo anda vano a riti rare il loro com penso diret ta­mente in banca. Un sis tema scop erto dai cara binieri di Casoria.
Le orga niz zazioni crim i nali cam pane hanno addirit tura assi cu rato in diversi ter ri tori che chi vince al Lotto e al Gratta e Vinci, con seg nando il tagliando alle orga niz zazioni, può avere un aumento del pre mio. Se vinci 25mila euro e vendi il bigli etto alla camorra ne ricev erai 30mila. Su qual­si asi vincita. Le orga niz zazioni cer cano anche di sos ti tuirsi spesso allo Stato nell’organizzare il gioco. Lo fanno da sec oli, dal lotto clan des tino sino allo zecchinetto e alle bis che. Ma in questo caso la novità è che usano i per corso del gioco legale. Il mer cato del Gratta e Vinci è il più ambito. Se ne ven dono a migli aia in ogni tabac cheria e cen tro com mer ciale. Vinci, e se la cifra è abbas tanza grossa, provi ad andare dai ref er enti del clan. Che pagano subito, anche prima dello Stato e di più.
Ma i clan, vedendo il mer cato così florido, hanno ten tato di costru ire un loro Gratta e Vinci. Hanno cer cato di invadere di Gratta e Vinci di loro pro duzione pro pria l’intera Cam pa nia. Mec ca n ismo scop erto per puro caso dalla Guardia di Finanza. Per elud ere la nor ma tiva pre vista per le lot­terie istan ta nee, pre rog a tiva esclu siva dello Stato, ave vano alle gato ai Gratta e Vinci anche delle car to line, il cui acquisto ser viva a mascher are la ven dita fit tizia dei tagliandi. I nomi di queste car to line ave vano scelto anche una grafica e nomi che ripren de vano trasmis sioni o pub blic ità: “Vot’Antonio”, “Vinci”, “Scuola Guida”, “Che tempo fa”, “Cir cus”, “Avanti Tutta”, “Chissa se”. E l’organizzazione aveva piani fi cato tutto nei min imi det tagli. Aveva anche fatto comu ni cazione al Min is tero delle Attiv ità Pro­dut tive, scor ci a toia per dare una forma legale all’iniziativa.
Un finanziere per puro caso si è trovato uno di questi bigli etti. Gli è sem­brato non conoscere questo tipo di tagliando e ha iniziato l’investigazione. L’organizzazione aveva fatto stam pare e dis tribuire sul ter ri to rio nazionale, più di quat tro mil ioni di tagliandi, sim ili ai Gratta e Vinci. La pro duzione era affi data a due soci età, una con sede a Casal n uovo, l’altra con sede a Roma. I tagliandi veni vano dis tribuiti da due soci età oper anti a Cardito e Cassino. Il mec ca n ismo stu di ato dall’organizzazione faceva leva anche su accu rate politiche di ven dita. Per non avve lenare il mer cato l’organizzazione decideva i tempi dell’immissione dei tagliandi. Tempi che dove vano essere rispet tati dai pro cac cia tori, almeno un’ottantina e tutti gestiti dall’organizzazione. Ave vano il com pito di vendere i Gratta e Vinci a tito lari di bar, pas tic cerie e tabac chini e per incen ti vare la dis tribuzione veniva promesso ai riven di tori un guadagno di 40 cen tes imi per ogni tagliando ven duto, il cui costo vari ava da 1 a 1,5 euro. In realtà da questi Gratta e Vinci solo un paio di per sone avreb bero vinto 500 euro. Per il resto le vincite erano lim i tate a importi di 5, 10, 20, 40 e 250 euro anche se sui tagliandi veniva indi cata la pos si bil ità di vin cere una somma tra i sei e i diec im ila euro.
Oggi il ris chio è che gio ca tori e vinci tori si ritro vino a rien trare nel busi­ness della crim i nal ità orga niz zata, che siano tutti parte di un gioco che va ben oltre i numeri e le vincite. Tor nano alla mente i vec chi pro cessi, quelli che ti rac con ta vano i vec chi fuori ai bar e il solito dial ogo tra giu dice e boss: “Signor giu dice voi mi accusate per i soldi che ho guadag nato, ma chi gioca non vince e noi camor risti invece giochi amo sem pre. E quindi vinciamo”.
©2010 Roberto Saviano/ Agen zia Santachiara
www.robertosaviano.it

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