giovedì 19 febbraio 2015

Camorra e rifiuti. I «tentacoli» del clan Zagaria nell'affare della cava di Chiaiano, assolto il fratello del boss dei Casalesi

di Marilù Musto

CASAPESENNA - L’intreccio tra Servizi segreti deviati, il boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, e imprenditori nel settore dei rifiuti, per la magistratura sarebbe emerso nell’inchiesta sulle cave di Chiaiano che dovevano essere utilizzate dalla Fibe (sigla dei nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock e Evo) per sversare i rifiuti della provincia di Napoli e Caserta nel periodo dell’emergenza in Campania. La pedina che il boss Michele utilizzava per i suoi affari nel settore dei rifiuti era, per i pubblici ministeri, il fratello Pasquale, imprenditore «cresciuto» all’ombra di Michele. Da Casapesenna a Parma: Pasquale avrebbe potuto procurarsi tutto ciò che desiderava, grazie alla sua disponibilità economica. Solo che ieri, un po’ di quel castello di accuse che lo avevano portato in carcere a Cuneo è crollato.

Pasquale Zagaria è stato assolto dai giudici della corte di Appello di Napoli - presidente Rossella Catena - a due anni di distanza dall’inchiesta che lo vedeva coinvolto nei fatti di Chiaiano. In primo grado, nel luglio del 2013, il giudice Alberto Capuano di Napoli lo aveva condannato, con rito abbreviato, a 8 anni di carcere per truffa, estorsione e sequestro di persona, tutto aggravato dal metodo mafioso. Ieri mattina, il colpo di scena segnato dai legali difensori Angelo Raucci, Sergio Cola e Andrea Imperato.

L'accusatore

Ad accursarlo per primo era stato l’imprenditore Michelangelo Sposito che aveva raccontato agli inquirenti di essere stato sequestrato mentre erano in corso le trattative per la compravendita delle cave di Chiaiano, nelle quali anche lui, come il cognato Giosuè Riccardi, aveva un ruolo. I due, in particolare, avevano escogitato il piano per «spremere» la Fibe. Zagaria, gli intimò di consegnare l'intera somma di denaro, pari a circa tre miliardi di lire (1.500.000 euro)». In primo grado il giudice gli aveva creduto. In secondo grado, invece, no.
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