martedì 9 luglio 2013

lotta al clan Mallardo

Camorra, sequestrati beni per 50 milioni ai Mallardo (8/7/2013)
NAPOLI. Ammonta a oltre 50 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, lunedì mattina, al clan Mallardo di Giugliano (Napoli).
L’operazione “Bad Brothers 2”, eseguita dalla Guardia di Finanza di Roma tra Lazio, Campania, Sicilia e Calabria, riguarda centinaia di unità immobiliari, concessionari di auto e uno stabilimento balneare. Beni nella disponibilità dei fratelli Michele, Giuliano e Luigi Ascione (da qui il nome dell’operazione, “Fratelli cattivi”, indiziati di contiguità con i Mallardo.
Dalle indagini (coordinate dai pm della Procura di Roma Lina Cusano, Maria Cristina Palaia e Barbara Sargenti) è emersa la costante ed inarrestabile ascesa, nella provincia di Latina, dei fratelli Ascione, che in alcuni anni erano diventati i re della vendita di auto usate.
E’ la seconda operazione, nel giro di un mese, contro il clan Mallardo. Lo scorso 19 giugno furono sequestrati beni, per 65 milioni di euro, tra alberghi, ristoranti, concessionari di auto e oltre 170 immobili, ai fratelli Dell’Aquila, anch’essi ritenuti contigui al clan camorristico dell’hinterland a nord di Napoli.
Oltre alla rivendita di auto usate gli affari del clan, andavano oltre al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, anche al controllo delle attività economiche di rilievo (attività edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all'ingrosso). Gli Ascione - secondo gli investigatori della Gdf - hanno costituito, di fatto, uno stabile e ben ramificato “sodalizio criminale”, strategicamente inserito in un “sistema criminogeno” di più ampia portata. Il legame tra gli Ascione e il clan Mallardo risale alla fine degli anni ‘80.
Le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, come Gaetano Vassallo, Salvatore Izzo e Massimo Amatrudi, hanno completato il quadro. Più precisamente – spiegano gli inquirenti – i collaboratori hanno indicato i fratelli Ascione come membri del clan, direttamente legati ai capiFrancesco e Giuseppe Mallardo. Proprio in virtù di questi ‘collegamenti’, gli Ascione operavano in collaborazione con Domenico Dell'Aquila, alias “Menicuccio”, con il quale sono diventati soci in affari, sempre nel settore del commercio di autoveicoli. Partendo da qui le Fiamme gialle hanno sviluppato circa 100 accertamenti economico-patrimoniali, “nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati”.
Ad insospettire gli inquirenti è stato anche il fatto che gli Ascione dichiaravano poco o nulla di reddito. Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed il sequestro finalizzato alla confisca dell'intero patrimonio, direttamente o indirettamente, riconducibile ai fratelli Michele, Giuliano e Luigi.
In particolare, i sigilli sono stati posti su cinque società, con sede nella provincia di Latina, Napoli, di cui due operanti nel settore delle costruzioni di edifici; una nella locazione di immobili, una 1 nel commercio di autoveicoli e una 1 nel settore dell'intermediazione immobiliare. E poi quote societarie di una società, con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore della gestione di stabilimenti balneari; 112 unità immobiliari (nella provincia di Latina, Napoli, Cosenza); 175 auto, motoveicoli ed un’imbarcazione, oltre a numerosi rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni.

Il potere del clan Mallardo nel basso Lazio
Giugliano. Non si arresta l’azione di contrasto al reimpiego dei capitali illeciti accumulati dal noto clan di camorra MALLARDO da parte dei finanzieri del Comando Provinciale di Roma.
A meno da un mese dal sequestro eseguito nei confronti dei fratelli DELL’AQUILA, i Finanzieri del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, in data odierna, hanno posto sotto sequestro beni mobili ed immobili per un valore complessivo di oltre € 50.000.000, riconducibili al sodalizio criminale organizzato dai fratelli Michele, Giuliano e Luigi ASCIONE, indiziati di contiguità al clan “MALLARDO”, per conto del quale avrebbero costituito una cellula economica, operante, prevalentemente, nel territorio del basso Lazio.
Le complesse indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Dott. Giuseppe PIGNATONE, e dai Sostituti Procuratori della Repubblica - D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia) di Roma - dott.ssa Lina CUSANO, dott.ssa Maria Cristina PALAIA e dott.ssa Barbara SARGENTI – , anche nel quadro della collaborazione da tempo avviata con la D.D.A. di Napoli, hanno consentito di accertare la costante ed inarrestabile ascesa, nella Provincia di Latina, dei fratelli ASCIONE, noti imprenditori campani, attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con esponenti di spicco del noto clan di camorra MALLARDO.
 Come dimostrato dalle investigazioni del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, l’operatività criminale del clan è stata nel tempo orientata, oltre che al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente al controllo - realizzato con la partecipazione finanziaria o con la riscossione di quote estorsive - delle attività economiche di rilievo (attività edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all’ingrosso).
In particolare, i pregiudicati germani ASCIONE – da qui il nome dell’operazione – hanno costituito, di fatto, uno stabile e ben ramificato “sodalizio criminale”, strategicamente inserito in un “sistema criminogeno” di più ampia portata,  rappresentato dal clan camorrista dei MALLARDO, al quale sono risultati essere legati, fin dagli anni ’80, da uno stretto “pactum sceleris”, riferito principalmente al reimpiego di proventi illeciti nel circuito economico legale, attraverso, in un primo momento, società operanti nel settore del commercio delle automobili per poi investire, successivamente, in società operanti nel settore delle costruzioni e dell’intermediazione immobiliare.
Tra gli altri, i collaboratori di giustizia VASSALLO Gaetano, IZZO Salvatore ed AMATRUDI Massimo hanno reso specifiche dichiarazioni circa i collegamenti correnti tra il “gruppo DELL’AQUILA” e il “gruppo ASCIONE”. Più precisamente, i citati collaboratori hanno indicato i fratelli ASCIONE come intranei al clan MALLARDO, direttamente legati ai capiclan Francesco e Giuseppe MALLARDO.
Proprio in virtù di tali qualificati collegamenti, gli ASCIONE operavano in stretta e sinergica collaborazione con il gruppo DELL’AQUILA, in particolare con Domenico DELL’AQUILA, alias “Menicuccio”, con il quale divenivano soci in affari, sempre nel settore del commercio di autoveicoli.
 Proprio partendo da tale assunto, le fiamme gialle del G.I.C.O. di Roma, interpretando concretamente le direttive impartite dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno sviluppato circa 100 accertamenti economico-patrimoniali, nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati.
In definitiva, le riportate attività delittuose hanno permesso al gruppo “ASCIONE”, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, di accumulare un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare, del tutto incongruente con il modesto profilo reddituale emergente dalle dichiarazioni dei redditi.
Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere, ai sensi del dettato normativo del “Codice Antimafia” D. Lgs 159/2011, l’applicazione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza ed il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio, direttamente o indirettamente, riconducibile a Michele, Giuliano e Luigi ASCIONE.
I risultati di tali investigazioni, quindi, sono stati partecipati al Tribunale di Latina – Sezione Misure di Prevenzione, il quale, condividendo l’impianto accusatorio prospettato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con proprio provvedimento ha disposto il sequestro di:
- patrimonio aziendale e relativi beni di n. 5 società, con sede nella  provincia di Latina, Napoli, di cui n. 2 operanti nel settore delle costruzioni di edifici, n. 1 nella locazione di immobili, n. 1 nel commercio di autoveicoli e n. 1 nel settore dell’intermediazione immobiliare;
- quote societarie di n. 1 società, con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore della gestione di stabilimenti balneari;
- n. 112 unità immobiliari (site nella provincia di Latina, Napoli, Cosenza);
- n. 175 auto/motoveicoli e n. 1 imbarcazione;
- numerosi rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni,
per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro pari ad oltre € 50.000.000.
Le operazioni di polizia economico-finanziaria in parola, aventi valenza strategica rispetto all’aggressione ai patrimoni accumulati dalle consorterie criminali, al fine di contrastare l’immissione di denaro di provenienza illecita nei circuiti legali dell’economia, hanno comportato l’impiego di oltre 100 Finanzieri in Lazio, Campania, Sicilia e Calabria.
Aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dalle “mafie” significa fargli perdere prestigio all’interno del proprio ambiente delinquenziale, privandole del fondamentale strumento di condizionamento delle realtà socio economiche, tradizionalmente occupate e soffocate dall’indisturbata presenza delle loro risorse e del loro controllo. 




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