lunedì 3 settembre 2012

Clan Mallardo: La cassa oggetto del contendere

GIUGLIANO. Quattro boss catturati, oltre 50 tra affiliati, fiancheggiatori e prestanomi arrestati, più di 100 le persone indagate a piede libero accusate di favorire le attività del clan, sequestro di un ingente patrimonio di beni mobili e immobili per un valore stimato di 1,3 miliardi di euro. Tutto in due anni e mezzo. Numeri impressionati quelli riguardanti il clan Mallardo, organizzazione criminale che per potenza economica e criminale - secondo gli inquirenti - è seconda solo al clan dei Casalesi. Da marzo 2010 a oggi, grazie a un’attività della procura di Napoli, che ha coordinato le operazioni eseguite dal Gico di Roma, Squadra Mobile e Comando Provinciale dell’Arma di Napoli, il clan Mallardo può considerarsi smantellato. Almeno nei suoi vertici. In cella, in due anni, sono finiti infatti i capi dell’organizzazione criminale che avevano presto il controllo della cosca dopo l’arresto dei super boss eccellenti Francesco e Giuseppe Mallardo, richiusi al 41 bis. Ma come ogni sodalizio criminale, anche il clan Mallardo è pronto a cambiare faccia, ad assumere un nuovo assetto per continuare a svolgere i traffici illeciti, non solo nell’hinterland napoletano ma in tutta Italia. Una dimostrazione è l’ultima operazione dei Ros che ha accertato un patto tra i Mallardo, i Casalesi e il clan Licciardi. Una sorta di ‘cupola’, nata per far fronte alle difficoltà di reperire finanziamenti i blitz messi a segno dalle forze dell’ordine. Traffico di droga e armi, estorsioni. Ma soprattutto grosse speculazioni edilizie. “E’una vera holding che investe nel mattone”, hanno più volte sentenziato gli inquirenti nelle conferenze stampa che facevano seguito alle brillanti operazioni che hanno attestato duri colpi al patrimonio economico dei Mallardo negli ultimi anni. Oltre un miliardo di euro il valore dei beni sequestrati, quasi tutti intestati a prestanomi. Persone per lo più incensurate e insospettabili a cui vengono dati in gestione in maniera fittizia società nei diversi settori. Nel commercio così come nell’edilizia. Società che servono per ripulire e giustificare i soldi derivanti dai traffici illeciti.
Un miliardo di euro che comunque sembra essere una goccia nell’oceano. Secondo le informative degli inquirenti il patrimonio dei Mallardo ammonterebbe ad almeno il triplo di quello già sequestrato nelle operazioni che hanno con-dotto via via all’arresto di Giuseppe Dell’Aquila, Feliciano Mallardo, Francesco Napolitano e infine Biagio Micillo. Patrimonio ora gestito dalle nuove leve della cosca, i luogotenenti che hanno fatto carriera in questi anni che però - secondo il racconto dei pentiti - prendono sempre ordini dai boss rinchiusi in carcere. Sono loro a continuare a comandare, a tenere in mano le redini dell’organizzazione criminale. Ma non tutto sembra filare liscio. Gli agguati e i ferimenti degli ultimi mesi verificatisi a Giugliano, come non accadeva da anni, fanno pensare a una lotta intestina su chi debba gestire l’ingente flusso di denaro. Non una faida interna né tantomeno una spaccatura, sia chiaro. Perché a comandare è sempre il clan Mallardo. Ma piccole frizioni tra i sottogruppi in cui è diviso il clan che potrebbero mutare il suo assetto organizzativo e mettere in pericolo l’equilibrio criminale raggiunto dal clan Mallardo nel corso degli ultimi 20 anni.
 

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