lunedì 27 agosto 2012

Killer a Terracina, atto di forza scissionista per punire i traditori

di Giuseppe Crimaldi
NAPOLI - La condanna a morte è maturata solo qualche sera fa. In una notte d’afa i boss - o meglio, quel che resta di loro tra coloro che restano ancora fedeli al gruppo Abete-Abbinante-Aprea-Notturno - si sono dati ppuntamento in un luogo sicuro. Probabilmente uno di quei villini di villeggiatura del Giuglianese che tanto si prestano per ospitare

Hanno discusso a lungo. Poi, si sono ritrovati tutti nel decidere che Gaetano Marino doveva morire. Andava eliminato perché è così che gli «infami» devono finire. La sua morte, in fondo, era scritta in quel Vangelo della camorra che prevede tale trattamento a sconto di un peccato capitale qual è il tradimento.

Imboccano una pista precisa le indagini che polizia e carabinieri - ma formalmente la delega è attribuita alla Squadra mobile di Napoli, guidata da Andrea Curtale (in collaborazione con la polizia colleghi di Latina) - stanno svolgendo sull’omicidio di Gaetano Marino, trucidato due giorni fa sul lungomare di Terracina.
E prende corpo, di ora in ora, un’ipotesi che - se confermata - spiegherebbe che quanto in queste ore sta succedendo nei quartieri a nord di Napoli equivalga ad un caos criminale, un magma che modifica alleanze ed equilibri e che si modifica esso stesso, a seconda degli eventi. Conferma, questo delitto - quale che ne sia la causale e cioè il movente - una cosa: la guerra è ufficialmente riaperta tra le cosche camorristiche di Scampia e Secondigliano.
Si temono altri giorni di sangue e terrore, come conferma in un’intervista al «Mattino» il procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico capo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

La situazione di confusione generale ha fatto saltare tutti gli equilibri che fino solo a pochi mesi fa rendeva decifrabile il minimo sommovimento, nelle terre di Gomorra. E anche per la camorra vale la regola aurea di Mao: «Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente». Sicuramente quelli della Vannella Grassi, come i Di Lauro o gli Abete-Aprea-Notturno-Abbinante non hanno mai letto Mao Tse Tung, ma alla fine l’effetto pratico risulta essere lo stesso.

Gaetano Marino sarebbe stato ammazzato per aver tradito il gruppo degli scissionisti che ha relegato in provincia l’ultimo erede della fazione Amato-Pagano. Per aver girato le spalle, cioè, all’ultimo baluardo di resistenza criminale che fa ancora del gruppo Abete-aprea-Notturno-Abbinante il nocciolo duro di quel che resta del clan degli scissionisti. Un gruppo che - adetta di qualcuno - sarebbe in rotta. Ecco, sostiene una fonte investigativa qualificata, anche il fratello di «Genny Mc Kay» - al secolo Gennaro Marino, attualmente detenuto al 41 bis - si sarebbe «girato» dalla parte sbagliata: mettendo a disposizione della Vannella Grassi i proventi e il controllo della piazza di spaccio di cocaina che gli era stata affidata. Un tradimento imperdonabile, il suo. Se questa chiave di lettura è valida, molte cose potrebbero assumere nelle prossime ore un aspetto diverso, a Secondigliano come a Scampia.

E se è vero che dietro le quinte di queste trasformazioni criminali ci sono i Di Lauro - leggi Marco Di Lauro, il rampollo della famiglia di Ciruzzo ’o milionario, tutt’ora latitante - e un nuovo patto tra loro e quelli della Vannella Grassi, allora il cerchio potrebbe veramente chiudersi facilmente.
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