venerdì 27 gennaio 2012

Scissionisti Spa, ogni socio guadagna 40mila euro al mese

di Giuseppe Crimaldi
Quarantamila euro al mese. In questi, che sono tempi di crisi per tutti, basta investire in droga e trovare le chiavi che aprono le porte di «Sesamo», capaci di custodire il tesoro dei proventi del clan degli scissionisti di Scampia.
Investire nel traffico di droga - in quella che è diventata oramai una vera e propria holding criminale, nelle terre di Gomorra - può fruttare guadagni altissimi. Lo sostiene l’ultima inchiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che porta la firma del pubblico ministero Stefania Castaldi e del procuratore aggiunto Sandro Pennasilico. Quarantamila euro mensili: ecco il ritorno economico garantito a chi investiva nell’importazione di hashish dal Marocco a Napoli. Altro che titoli di Stato o «bund».

Scatta all’alba di ieri l’operazione della Squadra mobile guidata da Andrea Curtale che porta in carcere 14 presunti affiliati ai clan Amato-Pagano e Polverino. Le accuse per tutti sono di associazione per delinquere di stampo camorristico finalizzata al traffico di droga, detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli arrestati non sono però legati ai recenti fatti di sangue a Secondigliano, Scampia e nell’area nord di Napoli, che hanno fatto temere una ripresa della «faida di Scampia» (che faida non è, sostiene la Procura di Napoli). Le indagini si sono giovate delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia ed intercettazioni che hanno consentito agli investigatori di ricostruire il ruolo del clan nel traffico di hashish da Spagna e Marocco.

In Spagna, dove veniva stoccata la droga prima del trasferimento in Italia, è stato arrestato il cittadino del Marocco Karim Ikdouden, che risiedeva stabilmente nel Paese. Agli uomini del clan degli scissionisti le indagini hanno consentito di sequestrare preventivamente ai fini della confisca beni mobili ed immobili, quote societarie, auto, moto e conti correnti per centinaia di migliaia di euro. Due pentiti, in particolare, hanno contribuito a ricostruire il quadro investigativo: Maurizio Prestieri, ex affiliato al clan Di Lauro, e Domenico Verde, ex fedelissimo dei Polverino di Marano.

È la prima volta che in un fascicolo d’inchiesta si parla dei rapporti diretti tra la cosca di Secondigliano un tempo egemone nell’area nord di Napoli (i Di Lauro vennero sconfitti dagli scissionisti al termine di due sanguinosissime guerre intestine di camorra) e quella di Marano, gli eredi naturali dei Nuvoletta.
I pentiti hanno svelato anche il sistema delle cosiddette «puntate»: ossia della materiale raccolta e consegna ai componenti delle cosiddette «paranze» di ingenti capitali in denaro contante da reimpiegare nell’acquisto di grandi partite di hashish che sarebebro finite poi nel Lotto P, meglio noto come «Case dei Puffi», una delle enclave degli scissionisti.

http://www.ilmattino.it

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