venerdì 27 gennaio 2012

Addio alle Vele di Scampia. I «mostri» saranno abbattuti

di Gerardo Ausiello
NAPOLI - C’è un piano in due mosse per liberare e demolire le Vele di Scampia. A metterlo in campo è l’assessore regionale all’Urbanistica Marcello Taglialatela che dichiara guerra agli ecomostri dell’area nord. Il punto di partenza è la norma inserita all’interno della finanziaria regionale , approvata dal Consiglio a fine dicembre, che ha fatto infuriare la giunta de Magistris: «I Comuni hanno la possibilità di sanare le occupazioni abusive che si sono verificate fino al 2009» recita il testo.

Una misura, questa, che coinvolge decine di famiglie residenti nelle Vele senza averne titolo. Da qui la proposta di Taglialatela: applicare la sanatoria per trasformare gli abusivi in legittimi assegnatari. A quel punto gli abitanti delle Vele potrebbero essere trasferiti in altri alloggi di edilizia residenziale pubblica. Così si spianerebbe la strada all’abbattimento degli ecomostri.

Ma l’ultima parola spetta al Comune, dove la parola d’ordine è prudenza: «Con il collega Giuseppe Narducci abbiamo già chiarito la nostra netta contrarietà a qualsiasi sanatoria perché rappresenterebbe l’ennesimo regalo a chi vive nell’illegalità» sottolinea l’assessore al Patrimonio Bernardino Tuccillo.

Ora che la norma è legge, però, a Palazzo San Giacomo ci si interroga sull’opportunità o meno di applicarla per risolvere il problema di Scampia: «Le Vele sono una vergogna nazionale - tuona - È evidente, dunque, che siamo impegnati senza sosta per individuare una soluzione efficace nell’interesse dei cittadini. Peraltro diversi consiglieri comunali, sia di centrodestra che di centrosinistra, si stanno adoperando in questa direzione. Ma la questione appare molto delicata e complessa».

Nonostante la decisione di abbattere le Vele sia condivisa da tutti, in questi anni - complice la carenza di fondi - le ruspe sono entrate in azione solo per tre dei sette edifici a forma triangolare. Nati a seguito della legge 167 del 1962, i fabbricati si ispirarono ai princìpi delle unitès d’habitations di Le Corbusier e alle strutture «a cavalletto» proposte da Kenzo Tange. Il progetto iniziale messo a punto dall’architetto Franz Di Salvo prevedeva la realizzazione di grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero potuto integrarsi e creare una nuova comunità, gettando le basi per il riscatto sociale. Accanto alle Vele, avrebbero dovuto vedere la luce centri sociali, spazi di gioco per bambini ed altre attrezzature collettive. Il sogno si è però trasformato in un incubo poiché il complesso residenziale è diventato un ghetto, regno della spaccio e della delinquenza nonché simbolo di degrado, insicurezza e illegalità. Anche il regista Matteo Garrone ha scelto di ambientare nelle Vele molte scene del film «Gomorra».

«È la certificazione del fallimento della filosofia diffusasi negli anni Sessanta» commenta il presidente nazionale di Federcasa, Luciano Cecchi, che auspica una svolta immediata per avviare la riconversione di Scampia e dell’intera area nord. «Basta con i ghetti - aggiunge - bisogna finalmente aprire questi quartieri sfruttando le misure, previste nel piano casa della Campania, che consentono abbattimenti e ricostruzioni con maggiori volumetrie».
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