domenica 30 gennaio 2011

Demolizioni, scoperta la «cricca» dei vigili. Indagati 8 agenti, un avvocato e 2 tecnici

di Leandro Del Gaudio
NAPOLI - Come fare quattrini con le demolizioni, come mettere le mani anche sul ripristino delle regole. Bastava organizzarsi, muoversi in modo scientifico, capillare. Il sistema, a voler ripercorrere le tappe degli inquirenti, è più o meno questo: quando arrivano sigilli o decreti di abbattimento per palazzi abusivi, il vigile si mostra inflessibile. Niente clemenza, quel palazzo deve andare giù, nessuno sconto o beneficio. Poi, alla fine del verbale, una strizzatina d’occhio e un consiglio: «Ma lei ha provato a rivolgersi all’avvocato? Quale avvocato? Ce n’è uno bravo, uno che fa miracoli...». È accaduto spesso, tanto spesso, da lasciare ipotizzare l’esistenza di una piccola e agguerrita gang specializzata in episodi di corruzione, in tangenti e quant’altro può ruotare attorno a complessi procedimenti amministrativi. Pianura, Soccavo, Chiaiano, un copione ricostruito grazie agli uomini del comandante della polizia municipale, il generale Luigi Sementa. Ci sono otto vigili indagati, ma anche un avvocato (evidentemente un professionista nei ricorsi che hanno a che vedere con le demolizioni), due tecnici comunali. Inchiesta contenitore, c’è un po’ di tutto: un’ipotesi di associazione per delinquere, prestiti a usura, ma anche tentativi di insabbiare una serie di decreti di demolizione. Tutto ruota attorno a cemento selvaggio, ma anche alla massiccia strategia di demolizione di edifici costruiti in modo abusivo. Palazzi mai condonati, per i quali sono stati apposti sigilli, fino ad arrivare a decreti di demolizione con tanto di firma del giudice. Ed è nelle fasi terminali di lunghi procedimenti amministrativi che c’è chi ha saputo monetizzare: otto vigili finiti sotto inchiesta, ma il giro potrebbe allargarsi. Funziona più o meno così: una volta proposta la consulenza di un legale, la parcella da pagare gratificava anche il personale in divisa. In che modo? Il rapporto - stando alle prime indiscrezioni - era di ottanta in cambio del venti per cento. Una volta sborsati i soldi per l’avvocato, il venti per cento dell’onorario finiva agli agenti «promoter», che dovevano svolgere anche un altro compito in seconda battuta: dovevano «dimenticare» per un po’ gli edifici da abbattere, tanto per dare la sensazione di aver chiuso la questione grazie all’interessamento del legale. Una partita di giro, una sorta di comitato d’affari che a lungo andare ha finito col riguardare e interessare anche alcuni tecnici comunali. Ma non è l’unico business cresciuto all’ombra di ruspe, demolizioni, decreti di abbattimento. C’è dell’altro e riguarda un probabile giro di usura messo in piedi sempre e soltanto a danno di chi è costretto a tirare giù case ed edifici. Interessi che crescono nel corso del tempo, a partire da un dato di fatto: chi deve abbattere un edificio non condonato, lo deve fare a spese proprie. Capita che i soldi non ci siano e ci si rivolge a una sorta di cricca che ha imparato a speculare sull’emergenza cemento abusivo. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, che neanche a dirlo, proprio di recente è stato al centro di minacce e intimidazioni che puntavano a colpire la strategia varata ai piani alti dell’ufficio inquirente due anni e mezzo fa: nessuna tolleranza, eseguire i provvedimenti di demolizioni. Vicenda calda, a giudicare dal giro d’affari, che vede impegnati anche i vertici della Procura generale (ufficio guidato dall’avvocato generale Luigi Mastrominico), ma anche i sostituti pg Giuseppe Lucantonio e Ugo Ricciardi.

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