mercoledì 8 dicembre 2010

Un Procuratore della Repubblica e settemila processi

Articolo di Giustizia, pubblicato giovedì 25 novembre 2010 in Olanda.
[NRC Handelsblad]
Ad un Pubblico Ministero in Sicilia manca tutto. Codici, computer, giudici. I politici corrotti sono i primi a notare le conseguenze di una buona amministrazione della giustizia.
Per un attimo il giudice Elisabetta Mazza e il Procuratore Capo della Repubblica Calogero Ferrotti hanno dimenticato le loro preoccupazioni sulla demolizione del Diritto nel sud Italia. Davanti a loro è seduta la maestra d’asilo in pensione Rosaria Pignato. La sua rabbia riempie con facilità l’immensa sala del Palazzo di Giustizia di Enna, una piccola città di provincia in Sicilia.
 Vestita con un abito rosso e scarpe rosse testimonia dietro occhiali da sole colorati contro il comandante di polizia del suo paese. Ogni mercoledì mattina verso le sette e mezza questo La Martino appariva al mercato e riempiva borse di plastica di banane, sedani, patate, arance e lattuga. Il suo assistente caricava il raccolto nel portabagagli e lui partiva senza pagare, come se fosse normale. Quell’uomo ha uno stipendio. Deve pagare come ogni cittadino, grida la Pignato nell’aula di tribunale con le due gabbie per gli accusati vuote.
Il giudice Mazza, presidente del collegio penale (35 anni e da sei in servizio), nasconde la sua risata dietro il palmo della mano quando apprende che la maestra d’asilo nel 2006 ha addirittura filmato di nascosto il comandante per raccogliere prove contro di lui. Qui in Sicilia non ho mai incontrato un cittadino così coraggioso, dice il Procuratore Capo Ferrotti (67 anni), dopo la seduta.
Coraggio e perseveranza non mancano nemmeno a Ferrotti e Mazza. Da un mese e mezzo Ferrotti è il solo pm a Enna. I suoi quattro sostituti sono partiti e non sono stati rimpiazzati. Durante la seduta viene ripetutamente chiamato all’esterno per emergenze. Il processo nel frattempo si ferma. Da solo deve giudicare e gestire i settemila casi che gli si presentano annualmente. Alla sera e nel fine settimana prepara i processi. Mi sento come in un ospedale senza medici, dice lui. Quando se ne va via tardi la sera spegne lui stesso le luci del Palazzo di Giustizia e chiude a chiave la porta.
La situazione di Ferrotti è caratteristica dello stato abominevole del Pubblico Ministero nel Sud dell’Italia a partire da più o meno tre anni a questa parte. Il 30-40% percento delle posizioni sono vacanti. Nei tribunali più piccoli qualche volta si arriva perfino al 75-80%. I successi che vengono ottenuti contro la mafia sono solo da attribuirsi all’enorme sforzo lavorativo e professionalità di quelli che sono rimasti al loro posto, dice Ferrotti.
Dopo la seduta, il giudice Mazza spiega che lei deve fare a meno di cinque dei suoi dieci colleghi. Ha 440 processi da gestire personalmente. Per spiegare il degrado della giustizia fa vedere la camera di consiglio. Ci sono cinque diversi tipi di sedie intorno al tavolo, la più moderna delle quali risale agli anni ‘60. Il computer non ha la tastiera, né la stampante e la connessione internet. La serie di libri in cui viene annualmente raccolta la giurisprudenza si ferma al 1994. Questo è, guarda caso, l’anno in cui Silvio Berlusconi è entrato in politica, ma lei non vuole dir nulla sul premier e la sua inarrestabile lotta contro il potere giudiziario. Semplicemente paga di tasca propria i nuovi codici e i nuovi CD di giurisprudenza.
Mediamente mancano nel Sud Italia il 20% dei giudici che ci dovrebbero essere. Mazza: lo Stato conta sul nostro impegno extra, sulla nostra disponibilità a lavorare durante il fine settimana. Ma se non riceviamo aiuto velocemente dovremo fermarci, perché lo stesso giudice non può fare contemporanemente sia l’inchiesta che il processo. Questo è il momento peggiore da molti anni.
Le conseguenze si possono immaginare. Per la fretta vengono commessi più errori di forma dai Pubblici Ministeri. I processi si protraggono per anni. Nella cittadina di Enna l’anno scorso sono andati in prescrizione il 20 percento dei processi penali, anche a causa di leggi che hanno accorciato i termini della prescrizione. I cittadini perdono fiducia nella giustizia, perché riescono ad ottenerla con sempre maggiore difficoltà. Le aziende straniere non investono più, perché non sanno né quando né se il loro investimento renderà, dice Mazza.
Ad Enna un processo di primo grado dura mediamente tre anni e tre mesi ma ci sono anche molti valori sopra questa media e ci vogliono anni prima che un processo abbia inizio. Se un’azienda fallita ti deve dei soldi, qui fai meglio a vendere la casa o a chiedere un mutuo perché non ottieni che un massimo del 40% con anni di ritardo, sempre che tu ottenga qualcosa, dice l’avvocato Alessandro Messina. Le compagnie di assicurazioni speculano, secondo lui, su questo tipo di situazioni. Ti offrono il 20% di quanto hai diritto dopo un danno. Sanno che la vittima deve per forza accettare, perché altrimenti è costretta a trascinare il caso per anni. Messina dice che la politica fa mancare i mezzi di proposito, in modo da indebolire la giustizia. I politici corrotti sarebbero i primi a pagare le conseguenze negative di un buon funzionamento della giustizia.
Quando Ferrotti l’anno scorso, per protesta contro il degrado della giustizia, ha minacciato di andarsene in pensione, il Ministro della Giustizia Angelo Alfano, anch’egli siciliano, ha risposto: se “Se il Procuratore Capo non se la sente più di darsi da fare in una situazione di emergenza, può anche andare a godersi la sua pensione”. Ferrotti è rimasto e ha continuato a lottare: un capitano non lascia la nave prima che affondi.
Grazie alle azioni di protesta dei cittadini e dell’ordine dei magistrati il prossimo aprile gli verranno assegnati tre giovani neolaureati in legge. Ma la causa della mancanza strutturale di pm nel Sud Italia non è risolta. Dal 2007 una legge proibisce ufficialmente che i neolaureati vengano nominati procuratori o giudici. È solo stata fatta un’eccezione per questo caso.
Prima del 2007 i posti vacanti venivano sempre assegnati a giovani perché i magistrati con esperienza non sono attratti dall’idea di andare al lavorare al Sud. Chi lo fa, prova ad andarsene dopo il termine minimo di tre anni.
Qui chiaramente non è New York, spiega il giudice Mazza. Ad Enna fino all’anno scorso non c’era nemmeno un cinema. Il carico di lavoro in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania è inoltre molto più alto che nel Nord Italia. Ed i rischi sono maggiori in questa zona controllata dalla mafia nonostante non vi siano più state uccisioni di magistrati negli ultimi 15 anni.
Secondo Ferrotti, che nella stampa nazionale è da qualche tempo decritto come un superman, la crisi della giustizia in una zona come quella del Sud Italia è funesta per la fiducia nello Stato. Se qualcuno fa pascolare le sue pecore sulla tua terra, qui conviene rivolgersi al boss mafioso locale invece che al giudice, dice anche il giornalista José Trovato, che lavora qui ed a causa di minacce di morte è scortato dalla polizia.
La ex-maestra d’asilo, la Pignato, non si lascia scoraggiare. Ha dovuto aspettare quattro anni per la prima udienza e ne passeranno degli altri prima della sentenza definitiva. Ma qualche soddisfazione se l’è tolta. Il comandante di polizia corrotto è stato mandato in pensione prima del tempo. Al Capo Procuratore per ora non viene invece concesso nessun riposo.
Riforme della giustizia sono urgentemente necessarie. Meno della metà degli italiani ha fiducia nel sistema giudiziario del proprio Paese, secondo le ricerche sulla fiducia degli italiani nelle istituzioni. Molti sostengono gli attacchi al potere giudiziario del premier Berlusconi perché non si sentono protetti. Il premier ha già una volta definito i magistrati una razza degenerata. I magistrati hanno in parte di che rimproverarsi per la critica. Ci sono quelli che battono la fiacca e quelli che rifiutano di accettare gli incarichi nel Sud, dove la mafia è forte.
Ma la giustizia soffre soprattutto di problemi strutturali che la politica non si occupa di risolvere. Troppi delitti devono essere gestiti dal giudice penale con la conseguenza che la macchina si ingolfa. Si può fare un processo solo dopo che un giudice, spesso dopo anni, ha stabilito la sua necessità e la causa penale può effettivamente iniziare con nuovi giudici, diversi dal primo.
I ritardi sono perciò enormi. Ogni tanto c’è una riforma. Nessun governo degli ultimi 15 anni ha però apportato mezzi e modifiche procedurali necessari a sveltire il corso della giustizia.
[Articolo originale "Eén officier van justitie en zevenduizend rechtszaken" di Bas Mesters]

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