sabato 10 aprile 2010

Mazzette ai vigili: le motivazioni della sentenza

GIUGLIANO. Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado del processo scaturito dall’operazione «Eclissi» che vide a maggio 2008 in manette 39 persone tra agenti di polizia municipale, tecnici del comune di Giugliano e imprenditori.«Gli agenti di polizia municipale, una vera e propria armata Brancaleone’, indegni finanche delle elevate pene loro inflitte dal Gup in sede di abbreviato, tal’è il livello dei personaggi e, conseguentemente, il loro spessore criminale». Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo dell’operazione ‘Eclissi’ riportate questa mattina dal quotidiano Cronache di Napoli.«Basti pensare ai capitani, i quali, alla notizia dell’arrivo della polizia negli uffici comunali, dove già da tempo si vociferava sulle indagini in corso, si dileguano, chi andandosi a nascondere in soffitta, chi confondendosi con la folla e allontanandosi dall‘ufficio in un fuggi-fuggi generale. Quello stesso ufficio dal quale è stato fatto fuggire dalla finestra un costruttore sulle cui tracce erano gli investigatori». 
Le motivazioni racchiuse in quasi 200 pagine in cui si riassumono, uno per uno, tutte le accuse nei confronti delle venticinque persone che furono condannate ad oltre settantadue anni di reclusione. Sette le persone che furono prosciolte dalle accuse: un capitano della Municipale, invece, incassò solo 500 euro di multa. Motivazioni dove vengono disaminati tutti «gli elementi acquisiti, da dove emergono, dunque, elementi di prova quanto alla sussistenza di una vera e propria struttura associativa delinquenziale, articolata al suo interno, con ruoli di vertice ed altri esecutivi e con una precisa distribuzione dei compiti, tutti convergenti verso il fine comune, da intendersi per esso la gestione, 1’esercizio, il controllo dell‘abusivismo edilizio in ragione di interessi personali di ciascuno dei partecipi». «Interessi - sottolineano i giudici - aventi tutti natura patrimoniale, le finalità di ognuno dei predetti rappresentando un vantaggio od utile direttamente valutabile sul piano economico». 
Poi sull’associazione, viene spiegato che «al di là del contenuto delle conversazioni, infatti, emerge dalla tecnica operativa e dalle dichiarazioni rese dal costruttore Domenico Pelliccia, che un simile sistema di potere, quello di presupporre e poi concordare pressoché per ogni lavoro in corso un proprio tornaconto personale, da parte della polizia municipale, non poteva reggersi senza la necessaria partecipazione, talvolta anche sul piano della condotta materiale, dell’ufficio tecnico, che rappresenta al tempo stesso organo propulsivo e di controllo, oltre che momento centrale del procedimento amministrativo sotteso a tutta la materia edilizia: autorizzazioni, concessioni varianti in corso d’opera o in sanatoria é condoni edilizi». 
Il racconto di uno degli imprenditori. Questo lo spaccato che esce dal racconto di Pelliccia, delle sue relazioni nel tempo con gli uffici tecnici, privati e comunali, e che è«indubitabile caratterizzi i rapporti i tra questi ultimi e gli altri costruttori». «E’ dunque emerso - si legge nella sentenza - un contesto caratterizzato da una pluralità di soggetti aventi ruoli comunque tipici, esecutivi o strumentali, all‘interno di una fitta trama di rapporti e relazioni reciproche,inscindibilmente collegati tra loro; contesto nel quale opera un sistema parallelo illecito dietro lo schermo di funzioni pubbliche in cui i rapporti tra organi di amministrazione attiva, controllori e privati committenti o comunque beneficiari rappresentano un unicum collegato, funzionale al medesimo obiettivo di arricchimento illecito, una chiara concatenazione delittuosa di tipo circolare, nel senso che la condotta di ciascun ‘socio’ rappresenta l’antefatto ed il post-factum delle condotte di altri e viceversa, in una spirale criminale». Ora, il collegio difensivo, potrà presentare appello entro il prossimo mese alla sentenza di primo grado. (Fonte Cronache di Napoli)

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