sabato 24 aprile 2010

Droga, gli stipendi del clan agli affiliati. Cento euro per le casalinghe-custodi

NAPOLI (21 aprile) - Tra Secondigliano e Scampia la camorra è riuscita, forse più che in altri quartieri cittadini, a imporsi come antistato mettendo in piedi un sistema che non è solo un insieme di regole e gerarchie criminali. Al soldo del clan ci finisce, per scelta o per necessità, persino la casalinga che, in cambio di cento euro alla settimana, si offre di custodire in casa per un giorno o per poche ore alcune dosi di droga che lo spacciatore di turno provvederà a ritirare per venderle nell’androne del palazzo.
La camorra della periferia nord compra il consenso dei residenti con il denaro. Raramente impone estorsioni: gli introiti dei clan, sotto questa voce, raggiungono in un quartiere al massimo i 26mila euro al mese, secondo quanto riferiscono i collaboratori di giustizia. Solo alle imprese viene imposta una tangente più cospicua, solitamente intorno al 10 per cento dell’importo dei lavori. Gli affari più grossi si fanno con i traffici di stupefacenti. Il clan degli scissionisti, proseguendo sulla scia del vecchio clan Di Lauro a cui è subentrato nella gestione del malaffare, ha messo tutti gli affiliati a busta paga.
Le dichiarazioni dei pentiti sono agli atti dell’inchiesta sul clan degli scissionisti, già al vaglio del giudice dell’udienza preliminare e prossima alla sentenza di primo grado per chi ha scelto il rito abbreviato. L’inchiesta culminò nel maggio scorso in oltre settanta arresti. Nell’ultimo anno, tra Scampia e Secondigliano, più di duecento affiliati sono finiti in manette. Le indagini hanno consentito di svelare il tariffario della camorra. Cento euro alla settimana per i custodi della droga, qualcosa in più per le sentinelle che presidiano le piazze di spaccio pronte a dare il segnale di fuga agli spacciatori in caso di presenza di forze dell’ordine.
Più si sale nella gerarchia criminale più l’affiliazione al clan è remunerata: il boss tiene conto della fiducia che gli dimostrano i gregari, dei rischi a cui sono esposti, della responsabilità degli affari illeciti che gli affida. Ogni affiliato guadagna dai tremila ai quattromila euro al mese, un capozona almeno settemila euro al mese. Per chi fa parte delle batterie di fuoco dell’organizzazione, i killer, è previsto un bonus sulla «mesata».
Lo hanno confermato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia diversi collaboratori di giustizia. Il primo febbraio del 2007 Andrea Parolisi, ex affiliato e cassiere di un sottogruppo del clan, ha rivelato: «Percepivo uno stipendio di 4mila euro mensili, anche se in talune occasioni avevo dei regali. Ad esempio, agli inizi dell’agosto 2006 ebbi da Cesare Pagano 30mila euro. Solo successivamente seppi dagli altri affiliati di Mugnano che soltanto io avevo percepito una cifra così ingente mentre gli altri avevano avuto chi 4mila, chi 5mila euro. A quel punto decisi di tenere per me 20mila euro e di dividere i restanti 10mila tra gli altri affiliati di Mugnano». Per i boss, Raffaele Amato e Cesare Pagano, i guadagni erano da capogiro: con i traffici di droga entrava nelle casse del clan oltre un milione di euro al mese.
Parolisi ha spiegato di aver custodito i soldi della droga, raccontando un episodio: «Custodii una somma di un milione e trecentomila euro per un tempo limitato ossia dalle otto della sera sino alle 11 del mattino successivo... omissis... I due erano muniti di una macchinetta per contarli e del materiale necessario per farne delle confezioni con plastica trasparente. Fecero pacchi da 20mila euro e li misero in una Fiat Idea scura con un sistema sempre dietro al paraurti».
Nella contabilità del clan, anche gli affitti di appartamenti usati come base logistica dei killer o rifugio durante la latitanza in Spagna del boss e dei suoi fedelissimi. In più i soldi, duemila euro al mese, per chi si lasciava corrompere.
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