giovedì 1 ottobre 2009

La Lega e il Sud, così Bossi e i suoi tolgono due miliardi alla sanità meridionale

NAPOLI (13 agosto) - Cosa vuole la Lega? È la domanda che si fanno i commentatori sui giornali, stupiti e forse un po’ storditi dalla raffica di proposte su gabbie salariali, bandiere e dialetti. Le cose, forse, sono molto più semplici: la Lega vuole soldi. I primi conti sul federalismo fiscale, infatti, mostrano che il cosiddetto dividendo per il Nord non ci sarà o sarà molto modesto.Al contrario di quel che si pensa, infatti, il Sud non è affatto il bengodi della spesa bensì la patria della cattiva spesa. Per la sanità, la principale voce dei bilanci regionali, la spesa procapite è in Campania e in tutte le regioni del Mezzogiorno (Molise escluso) inferiore alla media nazionale. Certo, i servizi offerti al cittadino sono molto carenti, ma secondo i principi che ispirano la riforma federalista gli standard di qualità del servizio dovrebbero migliorare. Quindi il Sud dovrà imparare a spendere bene le risorse ma non dovrebbe vedersele tagliare. La Lega allora ha pensato di aggirare il problema ripescando un’ipotesi già presente nel disegno di legge sul federalismo fiscale approvato dalla Regione Lombardia e poi accantonato. La proposta era di ridurre la perequazione, cioè il fondo di solidarietà verso le regioni deboli, in proporzione al minor costo della vita. Se per gestire un ospedale in Veneto si paga 100, è il ragionamento, per un identico ospedale del Sud devono bastare meno soldi perché al Sud la vita è meno cara. La Banca d’Italia ha stimato in un 16% il differenziale Nord-Sud e questo vorrebbe dire che 100 in Veneto si traduce in 84 in Sicilia o Campania. Il progetto della Lega è di partire dal costo del personale, perché i macchinari sanitari e i farmaci non hanno prezzi regionali. Nelle otto regioni del Sud secondo i dati più aggiornati (relativi al 2007) il costo del lavoro è di 11,7 miliardi, considerando i quattro comparti: sanitario, professionale, tecnico e amministrativo.La quota di costo del personale sanitario del Sud non desta scandalo, perché è del 35% cioè in linea con la popolazione residente. Ma se la si potesse ridurre del 16% ci sarebbe un risparmio di quasi 2 miliardi (per l’esattezza 1.866 milioni, di cui 504 in Campania) con un’immediata riduzione del fondo di perequazione. E quindi con l’arrivo di un primo dividendo al Nord. Per ora una cinquantina di euro per abitante, poi l’operazione si potrebbe ripetere per gli insegnanti e per tutti i dipendenti pubblici che non sono ancora a carico dei bilanci regionali.

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