mercoledì 11 febbraio 2009

Gli arabi vestono made in Napoli, anzi made in provincia a nord di Napoli

Il marchio del "bassotto", nato e cresciuto tra Frattamaggiore e Caivano e ora diventato uno tra i brand più prestigiosi nel settore dell'abbigliamento di lusso.

L'Istat ha da poco elaborato i dati che riguardano i flussi commerciali dell'Italia con il resto del mondo inquadrando Napoli come realtà commerciale in espansione nelle aree medio-orientali. Il settore che frutta maggiori introiti agli imprenditori napoletani resta quello dell'abbigliamento. Agli arabi e affini piace la moda italiana e in particolare quella napoletana. Non a caso sempre più aziende stanno spostando qui i loro centri strategici. La Original Marines, solida società campana che oggi ha un fatturato di 100 miliardi di euro, ha annunciato un capillare piano di espansione all'estero. In cima alla lista ci sono Beirut e Dubai. Ancora prima della famiglia Gambardella che controlla il marchio storico di via Benedetto Croce, si è mossa la Harmont & Blaine. Il marchio del "bassotto" (Harmont&Blaine), nato e cresciuto a Frattamaggiore e ora diventato uno tra i brand più prestigiosi nel settore dell'abbigliamento di lusso, ha aperto da tempo megastore a Kuwait City nel Kuwait, a Doha nel Qatar e a Dubai. Mentre al Cairo ha inaugurato una boutique di ben 350 metri quadri all'interno dell'avveniristico "Down Town Project". In Libano, Emirati Arabi e Siria i marchi napoletani sono ben conosciuti.

I maggiori proventi in questo settore provengono proprio da questa zona. Un settore che fa registrare un trend degno d'attenzione è quello delle armi. Nel Kuwait, ad esempio, la voce "interscambio di Armi e munizioni con Napoli" rappresenta il 50% dell'intero giro di affari delle esportazioni partenopee. Un mercato fiorente e con crescite esponenziali. Basta pensare che appena nel 2006 il fatturato si fermava a poco più di 670mila euro. In espansione anche il mercato dei macchinari industriali, della produzione di cavi e fili isolanti, delle apparecchiature per l'industria. Sono molte le aziende campane che offrono a paesi come Iraq, Iran, Giordania e soprattutto Arabia Saudita le infrastrutture industriali. Nonostante le royalties petrolifere o commerciali, i principi sauditi ora vogliono produrre ricchezza e si avvalgono della partnership di imprenditori proprio come quelli napoletani.


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