sabato 14 febbraio 2009

«Ci dobbiamo mangiare Napoli...».

NAPOLI (13 febbraio) - Diversi arresti della Guardia di Finanza eseguiti in mattinata a Napoli nell'ambito di un'inchiesta della Procura su appalti e tangenti alla Asl Napoli 1. Le ordinanze di custodia cautelare, in carcere e agli arresti domiciliari, riguardano imprenditori e dirigenti della Asl. Le accuse vanno dalla corruzione alla truffa al falso in atto pubblico e al riciclaggio. Sono complessivamente nove le ordinanze emesse nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli su appalti e tangenti alla Asl Napoli 1, di cui cinque in carcere e quattro agli arresti domiciliari.La Finanza ha eseguito anche alcuni sequestri preventivi: nell'elenco figura anche un'imbarcazione del valore di 400 mila euro. Le indagini si basano in particolare su intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari. Sono diversi gli appalti per i quali sarebbero state versate tangenti, dalla fornitura di estintori ai lavori di risistemazione dei pronto soccorso dei principali ospedali napoletani. Gli investigatori avrebbero accertato in diversi casi irregolarità nelle gare di appalto per favorire determinate ditte che in cambio versavano tangenti ai funzionari dell'Asl.Nell'inchiesta si fa riferimento, tra l'altro, a gare d'appalto fittizie indette pretestuosamente con i motivi di grande urgenza al solo scopo di favorire le aziende e ottenere in cambio tangenti. Tra le accuse contestate agli arrestati, a vario titolo, anche l'abuso d'ufficio e la turbativa d'asta.La procura. Le indagini che hanno portato alla scoperta di un giro di tangenti per appalti alla Asl Napoli hanno evidenziato «le sconcertanti condizioni di illegalità nelle quali versava il servizio tecnico della più grande Azienda sanitaria d'Europa (cui appartengono quattro delle persone coinvolte), laddove si registrava la miserevole spartizione, tra i diversi funzionari e dirigenti, delle rispettive sfere di influenza, ciascuna delle quali posta a servizio dell'imprenditore amico o di riferimento del pubblico funzionario infedele». A delineare un ritratto inquietante è il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore. Si era in presenza, ha sottolineato, di «una situazione caotica e di vera e propria anarchia amministrativa che costituiva la base per giustificare vere e proprie condotte delinquenziali» Questi i nomi di funzionari e imprenditori per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere: Bruno Sielo, funzionario del Servizio Tecnico Centrale manutentivo dell'Asl Na1;Alfonso Sabatino, funzionario del Servizio Tecnico Centrale manutentivo dell'A.S.L. Na1 ;Giuseppe Di Costanza, funzionario del Servizio Tecnico Centrale manutentivo dell'A.S.L. Na1;Ferdinando Salemme, imprenditore e amministratore della Stelmed s.r.l. affidataria di appalti da parte dell'Asl Na1;Alfredo Polizza, imprenditore ed amministratore di fatto della Bia Bioinarch s.r.l. affidataria di appalti da parte dell'Asl NA1; Questi invece gli indagati per i quali è stata disposta la custodia cautelare agli arresti domiciliari: Claudio Ragosta, direttore pro-tempore del S.T.C. dell'Asl Na 1; Giuseppe Fedele, funzionario del Servizio Tecnico Centrale dell'A.S.L. NA 1; Paolino Napolitano, imprenditore ed amministratore delle seguenti società affidatarie di appalti da parte dell'Asl Na1: Tnt Service s.r.l., Edilizia Service s.r.l. ed Edil Service s.rl.;Anna Di Sarno, impiegata e responsabile dell'ufficio gare d'appalto della citata Bia Bioinarch srl. Nei confronti di Ragosta, inoltre, si è proceduto al sequestro preventivo di un'imbarcazione Fiart 40 del valore di circa 400.000 euro e della somma di 100.000 euro.Ingenti somme di denaro erogate per lavori mai neppure iniziati. È quanto emerge dalle pagine dell'inchiesta. Il presunto illecito riguarda l'appalto per la manutenzione straordinaria del presidio sanitario Elena d'Aosta. Giuseppe Fedele, funzionario del Servizio Tecnico Centrale della Asl - per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari - e Claudio Ragosta, direttore pro-tempore del S.T.C. dell'Asl (anch'egli ai domiciliari) - avrebbero, secondo l'accusa, attestato falsamente che era possibile erogare all'impresa Fire Control di Vincenzo Cotugno la somma di circa 370mila euro, comprensiva di interventi straordinari all'ospedale San Giovanni Bosco «in realtà all'emissione del certificato - scrivono i giudici - non ancora iniziati e a tutt'oggi non ancora completati». Ciò avrebbe indotto in errore l'amministrazione della Asl che versò al titolare della società la somma di circa 270mila euro nel giugno 2007.Le intercettazioni. «Ci dobbiamo mangiare Napoli...». È la battuta scherzosa ma non troppo con cui un imprenditore si rivolge a un funzionario della Asl riferendosi, secondo l'accusa, agli accordi su appalti e tangenti. E il funzionario replica di «non esagerare» che tanto a loro «basta il Centro e il Vomero». Il botta e risposta è contenuto in una delle più eloquenti intercettazioni telefoniche su cui si basa l'inchiesta condotta dalla procura di Napoli sul presunto giri di tangenti in relazione agli appalti della Asl Napoli 1. La telefonata è intercettata il 20 aprile 2007 e riguarda una delle decine di conversazioni tra Bruno Sielo, funzionario del Servizio Tecnico Centrale manutentivo dell'Asl Na 1, e Alfredo Polizza, imprenditore ed amministratore di fatto della Bia Bioinarch s.r.l., affidataria di appalti da parte dell'Azienda sanitaria. Tra i due emerge un rapporto molto stretto in relazione agli affari al punto che gli inquirenti ipotizzano che il funzionario sia socio occulto dell'imprenditore. «Sconcertante» viene poi definita dagli inquirenti la conversazione del 2 maggio 2007 dalla quale «si desume - osserva il gip - che è proprio quest'ultimo, dirigente della Asl Na 1, ad invitare l'imprenditore a tenersi alto alto nei prezzi». Questo il passaggio «incriminato»: Sielo: «Ascoltatemi, su quel discorso lì». Polizza: «Sì?». Sielo: «Eh..vi..tenete un margine del 20,25!». Polizza: «va bene!». Sielo: «In...in più ovviamente». Polizza: «Va benissimo!». Sono numerosi i capi di imputazione in cui si fa riferimento alle presunte irregolarità, che configurano il reato di turbativa d'asta, commesse da diversi indagati per favorire Polizza anche con l'indicazione di prezzi «palesemente incongrui rispetto all'effettivo valore di mercato delle opere». Che di fatto venivano poi «completamente subappaltate». Nell'inchiesta sono citati, tra gli altri, lavori all'ospedale San Paolo, al pronto soccorso del Loreto Mare, all'Ascalesi (bonifica del piazzale interno del pronto soccorso), nonchè la manutenzione degli impianti elettrici dei presidi ospedalieri.

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