sabato 29 novembre 2008

Libertà di stampa

Pizza, spaghetti e mafia. Questa è la definizione più conosciuta del nostro paese. Ma ci sono tanti altri aspetti dell'Italia di cui si parla nel resto mondo, e guarda caso la maggior parte di essi non è positivo.
In questi giorni in Svezia si parla della libertà di stampa in Italia. Ne è nato addirittura un caso diplomatico. A mio parere tutto nasce dalla mancata soluzione del famoso "conflitto d'interesse" di qualcuno molto in alto. D'altronde, nel pieno della crisi finanziaria mondiale noi siamo quelli impegnati a dover risolvere il caso Villari e della Commissione di vigilanza Rai. E già, In Italia c'è bisogno di una commissione parlamentare che vigili su quello che si dice e non si dice sulla tv di Stato, a volte anche sul come si dicono certe notizie. Sarà anche per questo che diamo una cattiva immagine del bel paese?
In Italia si è poco parlato dell'incontro della Reale Accademia di Svezia con Roberto Saviano e Salman Rushdie, entrambi minacciati di morte e compagni di fatwa come si sono definiti. Questo incontro ha aperto in Svezia un dibattito sull'autore campano e, in generale, sui problemi alla libertà di stampa rappresentato dal suo caso.
Il membro del Partito Liberale Cecilia Wikström ha presentato una petizione a sostegno del famoso scrittore italiano, Roberto Saviano ma il contenuto del testo che accompagna la petizione "suggerirebbe che in Italia non ci sia libertà di stampa e che Saviano sia stato costretto dalle autorità a lasciare il Paese".
Così recita la petizione:"La Svezia è stata una delle prime nazioni al mondo a inserire la libertà di parola nella sua costituzione. Di conseguenza, abbiamo il dovere di combattere per questa libertà e mostrare al mondo, e in questo caso all'Italia, che la libertà di stampa è un diritto umano fondamentale e inviolabile. L'Italia deve adesso prendersi la responsabilità di proteggere quegli individui che sono tanto coraggiosi da usare questa libertà fondamentale"
Queste frasi hanno provocato l'immediata reazione diplomatica da parte dell'ambasciatrice italiana a Stoccolma. L’ambasciatrice Anna Della Croce Brigante Colonna ha detto che la sua obiezione riguardava le espressioni usate nel documento, le quali suggerivano che in Italia non c’è libertà di stampa e che Saviano è stato costretto dalle autorità a lasciare il Paese.
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