venerdì 21 ottobre 2016

Sant’Antimo nella morsa della violenza. Le 36 ore che hanno sconvolto il paese

SANT’ANTIMO – Un omicidio e un duplice tentato omicidio. È questo il bilancio della 36 ore di violenza che ha avuto come palcoscenico Sant’Antimo, paese di 30mila abitanti a nord di Napoli che in passato era balzato agli onori della cronaca solo per piccole vicende criminali.

UXORICIDIO. Alle 6.30 di mercoledì, in un auto in sosta a via Plutone, Carmine D’Aponte ha estratto la pistola e ha sparato a sua moglie Stefania Formicola. Una storia fatta di violenze familiari che andavano avanti da anni. Lui 33 anni e lei 28. Si erano conosciuti su internet. Poi il fidanzamento, il matrimonio e la nascita di un figlio. Da quel momento le cose sono andate sempre peggio. Carmine aveva difficoltà a trovare lavoro e sfogava le pressioni sulla moglie. La picchiava, la minacciava e una volta le ha puntato la pistola in faccia. Stefania, come tante altre donne prima di lei, non ha trovato il coraggio di denunciare. “Aveva paura”, dicono i familiari. Paura che la 28enne aveva manifestato in una lettera inviata ai genitori nel 2013 in cui scriveva “Se mi dovesse accadere qualcosa, pensate a mio figlio”. Una storia di ordinaria violenza sulle donne condita da un particolare inquietante che riguarda l’assassino. Carmine non è il primo uxoricida della famiglia D’Aponte. Suo nonno infatti aveva anche lui ucciso la moglie, ovvero la nonna del 33enne.

DRAMMA FAMILIARE. Trentasei ore dopo, in una palazzina di via D’Annunzio, a circa 2 chilometri dal luogo in cui è stata uccisa Stefania, si è consumato il dramma della famiglia Ponticiello. Il padre, malato di parkinson e da tempo costretto sulla sedia a rotelle, imbraccia il suo vecchio fucile da caccia e apre il fuoco contro suo figlio. Sulla traiettoria dei proiettili ci finisce anche la madre, la 50enne Loredana Angelini, che si è immolata per salvare il ragazzo. A spingere Leopoldo Ponticiello, 61 anni, ad aprire il fuoco sarebbe stata l’ennesima lite scoppiata con il figlio Andrea, 28 anni, l’unico dei cinque figli a vivere ancora in casa. Il padre voleva che il ragazzo mettesse “la testa a posto”, magari trovandosi un lavoro e smettendo di frequentare “brutti giri”. Andrea infatti aveva diversi precedenti per droga e in casa sono state ritrovate dai carabinieri alcune piante di marijuana e tutto l’occorrente per la coltivazione della cannabis. Madre e figlio sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Giugliano ma sono fuori pericolo. Il padre è stato interrogato dalle forze dell’ordine e confinati ai domiciliari a casa di un parente. Le sue condizioni di salute sono incompatibili con il regime carcerario.

Ieri intanto si è tenuta una fiaccolata in onore di Stefania Formicola, decine di donne si sono unite al dolore della famiglia per chiedere una pena esemplare nei confronti dell’assassino. Oggi si terranno i funerali presso la chiesa Santa Maria della Provvidenza, nel rione don Guanella a Napoli.

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