martedì 9 giugno 2009

«Chi spaccia non deve telefonare» e il boss fece sequestrare 300 cellulari


Il boss scissionista, Amato, ossessionato dalle intercettazioni. Raid punitivi per chi disubbidiva all'ordine.

NAPOLI (3 giugno) - Un ordine tassativo: niente cellulari quando si scende a spacciare, niente conversazioni via telefonino da una «piazza» all’altra. Lui, il boss degli spagnoli Raffaele Amato, è stato chiaro: per evitare arresti e passi falsi via i telefonini dalle mani dei capopiazza. Un ordine raccontato dal pentito Francesco Pica, in un recente interrogatorio reso alla Dda di Napoli sulla recente gestione del business droga. Siamo negli anni del dopo faida, negli anni successivi alla guerra tra clan Di Lauro e scissionisti che ha provocato una sessantina di morti. Un incubo quei telefonini per il boss scissionista arrestato dieci giorni fa in Spagna, risolto in modo sbrigativo ed efficace: in una notte - spiega il pentito - ha mandato a sequestrare cellulari da tutte le piazze controllate.«Quella notte - aggiunge - in poche ore ho visto arrivare sul tavolo di Amato trecento telefonini nuovi di zecca. Ma non bastò. Tanto che vennero spedite ronde in giro per Scampia e Secondigliano, ma anche per le piazze dell’hinterland per punire chiunque usasse il telefono. Da allora fino ad oggi chi spaccia non può stare al telefono. Amato - aggiunge il pentito Pica - ce l’ha spiegato: sono giovani e parlando tra loro rischiano di tradirsi facendo i nomi dei propri capi, dei propri diretti superiori». Una vera e propria fissazione, quella delle intercettazioni, secondo l’ultima inchiesta condotta dai pm anticamorra Luigi Alberto Cannavale e Stefania Castaldi.

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