domenica 12 giugno 2011

Preso Carmine Amato: latitante da due anni

NAPOLI. Una villetta inaccessibile e videosorvegliata, via di fuga già prestabilita con ringhiera di un balcone tagliata e botola di accesso in giardino, cani e una vedetta. Carmine Amato e Daniele D'Agnese, reggente ed elemento di spicco del clan Amato-Pagano, da almeno 15 giorni, raggiunti nell'ultima settimana da mogli e figli, rimanevano sulla collina dei Camaldoli, a Napoli, poco distante dalla discarica di Chiaiano e da una cava di tufo, ma soprattutto dal quartiere di Scampia dove con cinque omicidi dall'inizio dell'anno si consumava una frizione tra Amato, nipote del boss Raffaele, e Mariano Riccio, genero dell'altro boss Cesare Pagano, che era scontento della gestione del clan e si proponeva come reggente. Per questo i due camorristi erano protetti e armati, anche se non hanno opposto resistenza all'arresto. Più che le forze dell'ordine, temevano agguati. La Squadra Mobile ha fatto irruzione dopo appostamenti nella zona individuata come nascondiglio dopo aver monitorato familiari e favoreggiatori abituali del clan. "Sono due personaggi di elevato spesso criminale - spiega il capo della Mobile Vittorio Pisani - e questa è stata una operazione resa difficoltosa dalla particolarità del luogo scelto come rifugio. Siamo riusciti a sorprenderli solo scalando la cava, attraverso un sentiero privo di vegetazione tracciato dallo scolo delle acque piovane, e un poliziotto si è fratturato una caviglia e un altro lussato un gomito". Il parco in cui sorge la villetta è esteso ed era stato oggetto di un rilievo attraverso elicottero, fatto alzare in volo durante l'ennesima crisi nello smaltimento rifiuti a Napoli, quando l'ispezione poteva essere scambiata per una ricognizione sullo stato della discarica di Chiaiano. Denunciato il ragazzo incensurato messo di vedetta all'ingresso del parco, anche perchè è arrivato ad avvertire i due latitanti solo ad operazione conclusa, quando ha avvistato le macchine della polizia in moto per portare via gli arrestati. (Agi)     

Segnale in codice: Danilo D'Agnese baciato sulla bocca
NAPOLI. Un bacio sulla bocca, mentre sta per salire sull'auto che lo accompagnerà al carcere, a un uomo che si fa largo tra la folla di amici e parenti. La scena, che non è sfuggita agli obiettivi dei fotoreporter, si è svolta stamattina davanti al portone della questura di Napoli dopo la cattura di due latitanti della camorra, Danilo d'Agnese e Carmine Amato, reggente del clan Amato-Pagani. E ci si interroga ora sul significato del gesto che ha visto protagonisti D'Agnese e un giovane, non inconsueto negli ambienti della malavita, ma comunque di difficile interpretazione. Equivale a un messaggio in codice, oppure è solo una accentuazione del sentimento di solidarietà e di vicinanza che si vuole ostentare nei confronti di una persona destinata a trascorrere molti anni in galera? Oppure esso vuole rassicurare l'arrestato, comunicandogli che nonostante sia finito dentro non per questo ha perso il suo potere all'interno dell'organizzazione? Di certo non sembra trattarsi del cosiddetto ''bacio della morte'' che si scambiano i mafiosi e che anticipa una sentenza capitale per chi lo riceve, accusato in genere di aver tradito ''gli amici'': un bacio immortalato anche nel cinema, basta ricordare la scena del Padrino in cui Al Pacino, alias Michael Corleone. cosi' si congeda per sempre dal fratello Fredo, interpretato da John Cazale, prima di affidarlo ai killer. Ma ci sono anche altre immagini colte dai fotografi stamattina davanti alla questura che rimandano al mondo del cinema. Entrambi i latitanti catturati dalla squadra mobile indossavano infatti magliette con le foto serigrafate di James Dean. Anche questo un messaggio in codice (in precedenza altri due latitanti del clan furono notati con t-shirt con le foto di Steve Mc Queen), un modo per riconoscersi oppure soltanto il tentativo di identificarsi in un personaggio ribelle e maledetto che il grande attore americano ha rappresentato per generazioni di giovani? (Ansa)

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