GIUGLIANO.
Per Carmine Schiavone, cugino del padrino Sandokan, la camorra ha
sistematicamente inquinato le falde acquifere della Campania con
milioni di tonnellate di rifiuti tossici: «Non solo Casal di
Principe, ma anche i paesi vicini sono stati avvelenati. Gli abitanti
rischiano di morire tutti di cancro, avranno forse vent’anni di
vita». Ma le parole nefaste del camorrista trovano più di un
riscontro nell’unico grande studio esistente sugli effetti delle
discariche clandestine.
Lo
ha realizzato il comando dell’Us Navy di Napoli: oltre due anni di
esami, costati 30 milioni di dollari, per capire quanto fosse
pericoloso vivere in Campania per i militari americani e le loro
famiglie. Dal 2009 al 2011 è stata scandagliata un’area di oltre
mille chilometri quadrati, analizzando aria, acqua, terreno di 543
case e dieci basi statunitensi alla ricerca di 214 sostanze nocive.
Le conclusioni sono state rese note da diversi mesi e sostanzialmente
ignorate dalle autorità italiane. L’analisi del dossier completo
di questa ricerca però offre la sola diagnosi completa dei mali, con
risultati sconvolgenti.
SICUREZZA
ZERO. Non ci sono santuari a prova di veleno: gli esperti americani
hanno individuato luoghi con “rischi inaccettabili per la salute”
disseminati ovunque nelle due province, persino nel centro di Napoli.
Per questo scrivono che è impossibile indicare zone sicure dove
risiedere: i pericoli sono dappertutto, pure nella fastosa villa di
Posillipo dell’ammiraglio in capo. Sostengono che in tutta la
regione bisogna usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare,
fare il ghiaccio e anche lavarsi i denti. Nelle due province non si
deve abitare al piano terra, dove penetrano i veleni che evaporano
dal terreno, e vanno evitate cantine o garage sotterranei.
Ci
sono tre “zone rosse” ( guarda la mappa interattiva ) intorno a
Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano dove
in pratica vietano di prendere casa: i rubinetti pescano da pozzi
contaminati da composti cancerogeni e dal suolo escono gas micidiali
mentre la concentrazione di discariche tossiche è troppo alta. Nei
grandi complessi statunitensi di Capodichino e di Gricignano d’Aversa
le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo
“perché il personale vi resta in media per 2,2 anni e comunque per
meno di sei anni”: una scadenza che non va superata. Dallo scorso
giugno i contratti per tutti gli altri centri residenziali in
Campania sono stati disdetti: persino quello della lussuosa villa di
Posillipo che ospitava l'ammiraglio in capo, dove i rischi erano
“accettabili” solo per un periodo di tre anni.
La
diagnosi più angosciante riguarda l’acqua e certifica quanto sia
profondo il male nelle falde. Il 92 per cento dei pozzi privati che
riforniscono le case costituiscono “un rischio inaccettabile per la
salute”. Ma ci sono minacce anche negli acquedotti cittadini: esce
acqua pericolosa dal 57 per cento dei rubinetti esaminati nel centro
di Napoli e dal 16 per cento a Bagnoli. Come è possibile che pure la
rete idrica pubblica sia inquinata? Gli americani scoprono che
l’acqua dei pozzi clandestini riesce a entrare nelle condotte
urbane, soprattutto in provincia. In oltre la metà dei pozzi, gli
esperti trovano una sostanza usata come solvente industriale - il Pce
o tetracloroetene - considerato a rischio cancro. La diossina invece
è concentrata nel territorio tra Casal di Principe e Villa Literno,
ma pur essendo alta non costituisce una minaccia.
Tra
tanti dati inquietanti, spunta un incubo che finora non si era mai
materializzato: l’uranio. Gli esami lo individuano in quantità
alte ma sotto la soglia di pericolo nel 31 per cento delle case
servite da acquedotti: ben 131 su 458. Quando si va ad analizzare i
pozzi, il mistero aumenta: è rilevante nell’88 per cento dei casi,
mentre nel 5 per cento il livello diventa “inaccettabile”. Ossia
in un pozzo su venti si riscontra una quantità di uranio che mette a
rischio la salute. Tutti i campioni che superano il livello di
allarme però sono stati scoperti nell’area di Casal di Principe e
Villa Literno. Proprio lì dove il pentito Carmine Schiavone ha
descritto processioni di «camion dalla Germania che trasportavano
fanghi nucleari gettati nelle discariche».
Nel
verdetto sull’aria però gli scienziati si scontrano con un
problema metodologico: delle 27 sostanze potenzialmente cancerogene
individuate in Campania esaminando oltre 90 mila campioni, sei non
sono censite negli Stati Uniti. Se queste sei non vengono
considerate, allora i rischi di Napoli sono inferiori a quelli di una
metropoli americana. Ma se si stima l’effetto di tutti i veleni,
allora i napoletani corrono pericoli di tumore e asma cinque volte
superiori a un abitante di New York o Los Angeles.
Gianluca Di Feo e Claudio Pappaianni
espresso.repubblica.it
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