Valentino Esposito è ancora in ospedale, al San Paolo, accudito dai genitori, amici e parenti. Un miracolato - insistono i medici - mentre si attende l'esito dell'ultima radiografia, in vista del possibile via libera per il ritorno a casa: diaframma, fegato e polmone colpiti dalle schegge del colpo esploso quella mattina, sarebbero bastati pochi millimetri ad uccidere un ragazzo estraneo al crimine, raggiunto per errore nel corso di un agguato camorristico.
Da allora indagini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli, che hanno escluso ogni coinvolgimento del ragazzo in dinamiche criminali, ma anche della donna che stava affacciata al balcone, lì a pochi passi da Valentino Esposito. Ma chi è il 19enne ferito? «Lavoro, vivo qui al rione Traiano, non chiedo di lasciare Napoli, ma di vivere in una società migliore, magari con una massiccia presenza di forze dell'ordine. Mio padre è un lavoratore, è impiegato in un'agenzia nautica, ma è stato anche nel corpo dei vigili del fuoco; mio nonno è cavaliere della Repubblica, dopo una vita con i vigili del fuoco, insomma in famiglia siamo tutti per la legalità. È trascorso quasi un mese, ma davvero non riesco a capire chi e perché mi ha provocato queste ferite. Mi stavano ammazzando senza un motivo».
Un inferno, quel dieci agosto scorso, in periferia: alle sei del mattino vennero esplosi otto colpi in zona rione Traiano, tanto che qualcuno pensò ad una festa all'alba per San Lorenzo, in attesa della notte per le stelle cadenti; poi alle tredici la probabile risposta, ancora un agguato nel corso del quale vengono feriti Valentino Esposito e una donna colpita mentre stendeva i panni da asciugare al balcone del primo piano; poi, in serata nuovi spari in zona Loggetta. Ma è il padre di Valentino, Ugo Esposito a prendere la parola: «Abbiamo ricevuto vicinanza e solidarietà da parte di gente comune, di persone che ci conoscono, dagli stessi agenti della polizia che sono venuti a fare un sopralluogo a casa nostra. Credevano di trovare qualcosa di compromettente per motivare un possibile coinvolgimento del ragazzo con l'ennesimo episodio di far west cittadino, ma si sono ricreduti subito. Hanno fatto il loro lavoro e la loro presenza ci ha confortato».
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