lunedì 8 dicembre 2008

Partenope: La Napoli virtuale che vuol essere virtuosa

«Città di Partenope», un movimento per le regole Che tiene un'anagrafe ed eleva multe «simboliche»

NAPOLI — C'è una multa sul parabrezza dell'auto. E c'è una multa anche nella cassetta delle lettere. E una terza viene consegnata ad una signora che porta a spasso il suo cane, ma non ha la paletta. E, così, eccoli beccati sul fatto e costretti a chiedere scusa: l'automobilista che ha parcheggiato sulle strisce pedonali, la signora che deposita l'immondizia fuori orario e quella che lascia i bisognini di Fido nel prato dove giocano i bambini. Benvenuti nella città di Partenope dove le multe si pagano ammettendo i propri errori e regalando crediti di cittadino modello a chi ha elevato le contravvenzioni. E dove per iscriversi all'anagrafe occorre impegnarsi a rispettare un codice etico. Immaginate di essere a Ginevra, a Stoccolma, oppure a Londra... Immaginate semplicemente di essere a Bologna. Come vi comportereste? Gettereste una carta per strada, passereste con il semaforo rosso, attraversereste senza passare sulle strisce, suonereste il clacson per richiamare l'attenzione di un amico sull'altro marciapiede? No.
Ebbene questo non si fa neanche a Partenope, la città alter ego di Napoli nata dalla fantasia di un pubblicitario. «Napoli può essere definita come una grande campagna pubblicitaria fatta male» spiega Claudio Agrelli, titolare dell'agenzia Agrelli&Basta (nel senso che non ha soci) e fondatore di Partenope. «In questi casi cosa fa un pubblicitario? La strategia è semplice: si cambia marchio. Così ho pensato via Napoli, avanti tutta con Partenope. E all'anagrafe della città — virtuale, ma soprattutto virtuosa — in soli quattro mesi si sono iscritti quasi mille cittadini». Diversi professionisti dello staff della Agrelli sono al lavoro sul progetto di una città che, in barba al decremento demografico, è in piena crescita e che non vuole avere nulla a che fare Napoli, la città delle emergenze e delle vergogne sbattute in prima pagina sui giornali di tutto il mondo.

Partenope ha ricevuto oltre 18mila visite (virtuali) da 67 paesi del mondo e fra i suoi cittadini annovera anche ex napoletani che vivono negli States, in Australia, in Canada, a Shangai, Johannesburg, a San Paolo del Brasile... Fra gli iscritti all'anagrafe, oltre a tante persone comuni, anche don Luigi Merola, Renato Miracco, direttore dell'italian cultural institute of New York e Antonio Giordano, presidente della Sbarro health reasearch organisation. Per diventare cittadini di Partenope bisogna impegnarsi a rispettare una serie di regole e, possibilmente, fare proselitismo. Come? Ad esempio diventando vigili urbani, quasi reali. «Forniamo un kit dove c'è anche un blocchetto di multe — spiega Agrelli — da lasciare ad esempio sul parabrezza di un'auto lasciata in seconda fila. Chi becca la multa, dopo il primo momento di sconcerto, può facilmente farsela "togliere" collegandosi al nostro sito. Dando così punti di credito al cittadino modello che ha elevato la contravvenzione e prendendo contatti con la nostra comunità virtuosa, magari finendo per ravvedersi».
Ma nel kit del Partenopeo ci sono anche le cartoline con l'immagine del pino marittimo rovesciato, tanto per suggerire a chi le riceve di guardare Napoli da un'altra prospettiva, e biglietti da visita con la scritta «You have meet a Partenopeo». «Cartoncini che si possono dare ad esempio ai turisti che chiedono informazioni ai quali spesso tanti voltano le spalle. Turisti che per una volta sapranno di poter contare su qualcuno » conclude Agrelli, che già sta progettando un giro attraverso le scuole ed è al lavoro per cercare una rete di sponsor. «I nostri cittadini virtuosi potrebbero essere così premiati — osserva il fondatore di Partenope — con telecamerine per immortalare i pessimi o gli ottimi comportamenti di chi incrociano per strada. Perché essere partenopei è una vera missione». Intanto Agrelli è approdato anche, fisicamente, negli Stati Uniti per parlare di Città di Partenope agli italoamericani e agli emigrati da Napoli in occasione del Columbus Day, nell'ambito del convegno Emigration Days e scatenando l'interesse di America Oggi, l'unico quotidiano in lingua italiana degli States che per una volta ha avuto l'occasione di parlare dell'altra Napoli .

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